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  • Napoli, la clausola l'ha chiesta Cavani

    Napoli, la clausola l'ha chiesta Cavani

    • Giovanni Scotto

    Se per trattenere Cavani al Napoli il presidente Aurelio De Laurentiis si affida alla speranza c'è poco da stare tranquilli: nei suoi ormai celebri tweet il patron azzurro dice un'amara verità, ma anche un'amabile bugia. E questa verità smaschera la menzogna: se per trattenere il Matador in azzurro bisogna solo 'sperare' (come il presidente ha scritto), non c'è clausola che tenga, perché la permanenza dell'attaccante dipende solo da lui. Ecco perché quando De Laurentiis scrive 'La clausola l'ho messa per non farlo partire', dice una piccola bugia: sia chiaro, il patron vuole che Cavani non vada via da Napoli, ma la clausola l'ha dovuta mettere per forza (su richiesta del diretto interessato) per trattenere il giocatore in azzurro almeno un altro anno.

    Basta parlare con qualsiasi operatore di mercato: la clausola è uno strumento per liberare automaticamente un calciatore senza alcun rischio burocratico o legale. Questa postilla (inventata nei campionati sudamericani) ha il vantaggio di favorire l'addio dei giocatori, ma anche quello di tutelare il club di appartenenza, grazie alla cifra fissa e inderogabile per lasciarli partire. Esistono clausole simboliche e d'effetto (i mille milioni di Ronaldo al Real Madrid, o i 150 messi all'epoca per Neymar) per simboleggiare che il calciatore è intoccabile. Ma quando la postilla entra nell'ambito di cifre ragionevoli il discorso è diverso.

    Purtroppo i 63 milioni, pur essendo tanti, sono un prezzo possibile: la scorsa estate i manager del Matador hanno puntato i piedi, ragionando sul rifiuto di Cavani di andare in Russia (lo Zenit aveva offerto 45 milioni) e chiedendo per rimanere un super aumento (oggi l'attaccante guadagna 5 milioni bonus compresi, ne incassava 2) e una clausola per potersi liberare quest'anno in caso di offerte. E l'aspetto è così definito che il Napoli ha messo nero su bianco che Cavani può essere ceduto solo in un determinato periodo dell'estate (entro i primi di agosto), in modo da lasciare tempo alla società di trovare un sostituto.

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