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La Brexit fa ancora discutere: scoppia il caso del Protocollo Irlanda del Nord
Secondo le ultime indiscrezioni, lunedì prossimo il governo britannico guidato da Boris Johnson proporrà una nuova legge sullo status commerciale dell’Irlanda del Nord. Quando, infatti, nel 2016 è stato raggiunto il faticoso accordo per la Brexit, un pezzo fondamentale del puzzle era stato il cosiddetto Protocollo dell’Irlanda del Nord. Questo prevede che l’Irlanda del Nord rimanga nel mercato comune europeo e nell’unione doganale e dunque che continui a far parte dell’area commerciale europea.
Il motivo? Evitare questioni di confine con l’Irlanda, come quelle avvenute nel secondo dopoguerra e risolte poi con gli accordi di pace del Good Friday. Perché, dunque, il Regno Unito si sta prendendo questo rischio? Secondo il ministro degli Esteri, Liz Truss, il Protocollo ha causato problemi che non erano stati previsti al momento dell’accordo, dunque è necessario modificarlo per liberare i prodotti fabbricati nel Regno Unito da una “burocrazia non necessaria” e da barriere normative. L’obiettivo principale è avere il potere di decidere sulle politiche fiscali e di spesa in tutto il Regno Unito e quindi proporre corsie “verdi” e “rosse” per le merci che viaggiano tra la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord.
Il problema è che la realizzazione di tali corsie “verdi” non solo violerebbe gli accordi del 2016 – consentendo l’entrata nel mercato comune europeo di merci che non rispettano gli standard dell’Unione Europea dal punto di vista qualitativo e sanitario – ma farebbe concorrenza sleale ai paesi dell’Unione in quanto determinati prodotti sarebbero venduti a prezzi stracciati. Il governo britannico ha, infatti, ammesso chiaramente la volontà di abbassare gli standard sulle proprie leggi sul lavoro, con la conseguenza di portare in Irlanda merci sussidiate a prezzi irrisori.
E l’Unione Europea? Come ha reagito? Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione Europea e capo negoziatore della Brexit per l’Unione, ha detto
esplicitamente che tale proposta di legge danneggia la fiducia necessaria per la cooperazione fra Regno Unito e Unione Europea. Giungere al punto più basso della propria relazione proprio in questo periodo di grave crisi internazionale potrebbe aprire scenari ancora più cupi in Europa. Nel frattempo - e in attesa di capire se la legge ha i numeri per essere approvata al Parlamento – si diffondono il malumore e il disagio per le persone che vivono in Irlanda del Nord. Nonostante le promesse del governo britannico, sembra infatti che ci siano numerosi problemi di approvvigionamento dei prodotti alimentari a causa dei ritardi dei sistemi di logistica. Un’atmosfera che sicuramente non aiuta a trovare una soluzione con calma e serenità.
Il motivo? Evitare questioni di confine con l’Irlanda, come quelle avvenute nel secondo dopoguerra e risolte poi con gli accordi di pace del Good Friday. Perché, dunque, il Regno Unito si sta prendendo questo rischio? Secondo il ministro degli Esteri, Liz Truss, il Protocollo ha causato problemi che non erano stati previsti al momento dell’accordo, dunque è necessario modificarlo per liberare i prodotti fabbricati nel Regno Unito da una “burocrazia non necessaria” e da barriere normative. L’obiettivo principale è avere il potere di decidere sulle politiche fiscali e di spesa in tutto il Regno Unito e quindi proporre corsie “verdi” e “rosse” per le merci che viaggiano tra la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord.
Il problema è che la realizzazione di tali corsie “verdi” non solo violerebbe gli accordi del 2016 – consentendo l’entrata nel mercato comune europeo di merci che non rispettano gli standard dell’Unione Europea dal punto di vista qualitativo e sanitario – ma farebbe concorrenza sleale ai paesi dell’Unione in quanto determinati prodotti sarebbero venduti a prezzi stracciati. Il governo britannico ha, infatti, ammesso chiaramente la volontà di abbassare gli standard sulle proprie leggi sul lavoro, con la conseguenza di portare in Irlanda merci sussidiate a prezzi irrisori.
E l’Unione Europea? Come ha reagito? Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione Europea e capo negoziatore della Brexit per l’Unione, ha detto
esplicitamente che tale proposta di legge danneggia la fiducia necessaria per la cooperazione fra Regno Unito e Unione Europea. Giungere al punto più basso della propria relazione proprio in questo periodo di grave crisi internazionale potrebbe aprire scenari ancora più cupi in Europa. Nel frattempo - e in attesa di capire se la legge ha i numeri per essere approvata al Parlamento – si diffondono il malumore e il disagio per le persone che vivono in Irlanda del Nord. Nonostante le promesse del governo britannico, sembra infatti che ci siano numerosi problemi di approvvigionamento dei prodotti alimentari a causa dei ritardi dei sistemi di logistica. Un’atmosfera che sicuramente non aiuta a trovare una soluzione con calma e serenità.