La bocciatura della Destra e la crisi del M5S: cosa ci dicono le elezioni amministrative
Nel momento in cui scriviamo (le 23 di lunedì) proiezioni e parziale scrutinio (dei voti) e dati (dei votanti) dicono che meno gente, molta meno gente del consueto, è andata a votare, letteralmente mezza Italia a votare non ci è andata (affluenza intorno al 54%). E dicono che la mezza Italia che a votare invece ci è andata ha bocciato la Destra e M5S, scegliendo come sindaci i candidati del Pd o al Pd riferibili.
La bocciatura della Destra.
A Milano pesantissimo il distacco tra Sala (centrosinistra) e Bernardo: 57 contro 32 per cento. Per la prima volta un candidato di centrosinistra eletto a Milano al primo turno. Quindi bastonata per la Lega e per Salvini stesso, infatti Bernardo era, bene o male, candidato civico ma in quota Lega. A Napoli imbarazzante il distacco tra Manfredi candidato Pd-M5S e Maresca candidato delle tre destre in coalizione: 64 a 21 per cento. Manfredi prende il triplo dei voti di Maresca. A Bologna Lepore sindaco della sinistra col 62 per cento, l'antagonista della Destra si ferma al 29%. A Torino Damilano candidato della coalizione di destra, dato dai sondaggi in vantaggio, arriva invece secondo al ballottaggio, preceduto da Lo Russo della sinistra: 43 contro 39 per cento. A Roma il candidato soprattutto di Meloni, Michetti con 31 per cento affronta un ballottaggio dall'esito non scontato ma con pronostico avverso: chi ha votato Raggi (20 per cento) o Calenda (18 per cento) è più probabile riversi al secondo turno il suo voto verso Gualtieri candidato Pd (27 per cento al primo turno). Primo tempo del voto nelle cinque grandi città si chiude con Centrosinistra 3 sindaci, Destra zero sindaci. Bocciato M5S. Cinque anni fa la conquista elettorale di Torino e Roma fu il segno evidente di quel che sarebbe venuto dopo: il travolgente 33 per cento alle politiche per M5S. Ora, tranne che a Napoli e Roma dove sta a cavallo del 10 per cento, M5S raccoglie voti in percentuali minime: cinque, sei, tre per cento. Virginia Raggi, che ha offerto ai romani la sua riconferma, dal voto dei romani viene tenuta fuori dal ballottaggio, eliminata al primo giro. Sala vince a Milano senza M5S. A Napoli i numeri dicono Manfredi ce l'avrebbe fatta anche senza M5S. A Torino nulla o quasi resta in termini elettorali degli anni di Appendino sindaco. Oggi, cinque anni dopo, il voto di Roma e Torino è il segno evidente di quel che per M5S verrebbe, ora, in caso di elezioni politiche.
Alla Destra, anzi più precisamente a Forza Italia, va la Calabria. Qui la sinistra avrebbe perso comunque ma non ha voluto rischiare: in una Regione dove si vota a turno unico ha diviso il suo elettorato in tre liste e tre candidati presidenti che ringhiavano contro l'un l'altro. Alla Destra anche il vantaggio nel ballottaggio a Trieste: Dipiazza 47 contro Russo 31 per cento. Ma persino qui la coalizione delle destre attendeva una vittoria al primo turno.
A consolazione, assai magra, per le tre destre in coalizione il fatto che ovunque in Occidente le grandi città votino più a sinistra della media dell'intera nazione. A monito per la sinistra che dal voto incassa i sindaci l'enormità di quella mezza Italia che ha pensato fosse inutile votare, che non ne valesse la pena. Non valesse la pena di votare per nessuno, neanche per la sinistra che le elezioni di Ottobre per metà abbondante le ha già vinte, l'altra metà va a vincerle. Solo un miracolo elettorale, Michetti vincitore del ballottaggio a Roma, rimetterebbe, come si dice, in partita la coalizione delle tre destre. Ma solo per un miracoloso pareggio al 95° minuto.