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    L’ultimo volo dell’aviatore Villeneuve in sella al suo cavallino rosso con le ali

    L’ultimo volo dell’aviatore Villeneuve in sella al suo cavallino rosso con le ali

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Otto maggio 1982. Quarant’anni fa. Quando il Circo della Formula Uno, con i suoi bolidi ancora imperfetti, poteva regalare memorabili leggende ma anche spaventose tragedie. I cavalieri di quelle Giostre moderne si sfidavano tra di loro e ciascuno di essi giocava a dadi con la Morte.

    Ore 13 e 10. Gilles Villeneuve è incazzato nero. Il tempo realizzato da Pironi sul circuito di Zolder in Belgio durante le ultime prove è migliore del suo. Sale a bordo della sua Ferrari e segnala al box che ci riproverà. Non ne avrebbe bisogno, ma lui è fatto così. Un adorabile bastardo che non si accontenta mai, come lo definiscono i compagni. Del resto da un tipo che vende la casa e si indebita fino al collo pur di abbandonare le corse sulle motoslitte in Quebec e correre in Formula Uno ci si deve attendere questo e altro ancora.

    Ore 13, 25. Gilles Villeneuve, detto l’aviatore per il suo modo spericolato di gareggiare, prende il volo. Il suo Cavallino rosso con le ali ha toccato il retro della vettura di Mass che andava molto più piano. Sembra rimanere come sospeso in aria per un fermo immagine destinato alla Storia delle grandi tragedie. 

    Violento e distruttivo è il suo planare. Una, due volte rotolando su stesso. Poi l’impatto definitivo con il musetto. La Ferrari è un blocco di rottami. Gilles Villeneuve ha chiuso in questo modo il suo ultimo volo. Con Senna e altri cuori indomiti come lui vivrà per sempre nella leggenda e nei cuori di chi lo ha amato come il Drake Enzo Ferrari e come su foglio Jaques che, a differenza del babbo, riuscì a vincere un Mondiale. Ma questa è un’altra storia.
     

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