L'ultimo degli Agnelli: da Calciopoli a CR7, Superlega e Prisma, cronaca di un disastro annunciato
“Dimettermi non è stata una decisione facile” ha ammesso, probabilmente perché non del tutta voluta. Gli è stato chiesto un passo indietro e lui ha obbedito, “perché la Juventus viene prima di tutto” ,tanto quanto l’immagine della Famiglia, non impermeabile agli schizzi di fango che le stanno arrivando addosso da tutto il casino politico – giudiziario sollevato in questi ultimi mesi (e forse anche prima) attorno alla Juve. Perché non c’è nulla da fare, Juventus uguale Agnelli. Un’equazione inevitabile da quasi un secolo a questa parte, e che si completerà ( e chiuderà?) il prossimo anno.
Quando l’ultimo Agnelli - dopo papà zio e nonno - decise di rimettersi a capo della società, la Juventus era appena riemersa da un’altra tempesta perfetta: quella di Calciopoli. Grazie al lavoro di ricostruzione di Andrea e del suo staff, la squadra tornò a dominare in campo nazionale (9 titoli nazionali, 5 coppe Italia e altrettante Supercoppe) ed a sfiorare per ben due volte l’alloro continentale, con due finali di Champions (perse).
Mancava solo la coppa Campioni per rendere aurea l’era bianconera di Andrea, che per riuscirci si giocò l’all-in: l’acquisto di Cristiano Ronaldo. L’uomo da trenta milioni di euro l’anno, capace sì di alzare il tasso tecnico della squadra ma anche di far sfondare i bilanci, soprattutto se ti capita tra capo e collo il meno prevedibile degli imprevisti: il covid 19. In grado di mettere in ginocchio il mondo intero, e di conseguenza pure la Juve, con zero incassi e CR7 da pagare.
Per cercare di sopravvivere si esagerò con la creatività finanziaria e si provò persino il golpe in Uefa, con la SuperLega, ma il risultato finale fu l’ostracismo di Ceferin e l’inchiesta Prisma sui conti bianconeri. Praticamente, un disastro. Inevitabile la rimozione dell’intero cda, seppur presentata al pubblico come assolutamente volontaria da parte degli stessi membri.
A cominciare dal presidente, ancora “convinto del buon operato di tutti questi anni, e i rilievi sollevati nei nostri confronti non sono giustificati”. Andrea lo ha ribadito per ben 2 volte nel suo discorso d’addio agli azionisti, che lo hanno applaudito. Anche gli juventini che non erano presenti, gli vogliono credere e ci sperano. Tutti, però, avrebbero preferito un altro finale.