L'Udinese vende:| 'Ma non ci sono offerte'
Nessuna volontà di smobilitare. Nessuna volontà di “fare cassa” vendendo i pezzi pregiati di un giocattolo che, nelle ultime due stagioni, ha tagliato traguardi eccelsi. Ma il desiderio, e l’obiettivo, chiaro e semplice, di confermarsi ad altissimi livelli, in Italia e in Europa, anche nelle prossime stagioni. E’ deciso come non mai Gianpaolo Pozzo nell’analizzare, nel dettaglio, i programmi e le strategie societarie della Società nell’immediato futuro.
Presidente, come ogni estate si accumulano i “rumors” di un’Udinese piatto pregiato al banchetto del mercato estivo…
Con quali strategie pensa di poterci riuscire?
“Noi non abbiamo alcuna necessità o volontà di vendere i nostri pezzi pregiati. La situazione economica mondiale, tra l’altro, è sotto gli occhi di tutti e non credo che, a parte tre o quattro top club europei, ci siano così tante galline dalle uova d’oro in grado di soddisfare i nostri giocatori più di quanto potremmo fare noi, qui, a Udine. Il nuovo stadio e la Champions League – in cui abbiamo intenzione di andare il più avanti possibile – ci permetteranno di compiere quel salto di qualità, anche a livello economico, fondamentale per remunerare adeguatamente i nostri giocatori. Stiamo facendo l’impossibile per rendere l’Udinese una Società di primissimo livello e i risultati ci stanno dando ragione. E’ chiaro che se viene a bussare il Real Madrid o il Barcellona è, per un giocatore, come vincere il primo premio alla lotteria. Ma io non credo proprio che club come questi siano interessati, ogni anno, ai nostri giocatori”.
Secondo lei alcuni giocatori vedono ancora la piazza friulana come un trampolino di lancio per vette più alte?
“E quali sarebbero queste vette? No, io credo che tutti debbano rendersi conto di come Udine stia diventando un punto d’arrivo e non di passaggio. Una realtà che dopo aver raggiunto il Paradiso vuole stabilizzarsi al top. E Di Natale è la dimostrazione palese di come all’Udinese si possa invecchiare felici, sotto ogni punto di vista, mentre girando per il mondo si corre il serio rischio di “bruciarsi” prima e di chiudere anzitempo la propria carriera. Io porto sempre ad esempio la Sampdoria di Mantovani come la più classica dimostrazione che con la programmazione, le idee, e la serietà si possa fare di più, e meglio, che con i soldi. Siamo arrivati al terzo posto. Ci siamo qualificati per i preliminari di Champions League e adesso vogliamo andare avanti. Tutti insieme: Società e staff. Perché, ve lo assicuro, non ho alcuna intenzione di tollerare chi dovesse avere anche la minima voglia di vanificare quanto ci siamo conquistati con la serietà, il lavoro e tanto, ma tanto, sudore”.