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    L'ombra di Mazzarri su Mihajlovic: come cambierebbe il Torino

    L'ombra di Mazzarri su Mihajlovic: come cambierebbe il Torino

    • Andrea Piva
    Dopo la vittoria contro il Cagliari e il pareggio esterno contro l'Inter, di ormai un mese fa, sembrava che Sinisa Mihajlovic fosse riuscito a uscire dalla bufera in cui era rimasto coinvolto. Il suo Torino non è però realmente riuscito a svoltare e, nelle settimane successive, sono arrivati solamente tre pareggi (di cui due in casa): il primo contro il Chievo Verona, il secondo contro il Milan (grazie soprattutto alle parate di Sirigu e agli errori di Kalinic e André Silva), l'ultimo contro l'Atalanta. Risultati che non hanno soddisfatto del tutto il presidente Urbano Cairo e che hanno portato la panchina del tecnico serbo a farsi bollente. Il massimo dirigente granata vorrebbe terminare la stagione con Mihajlovic, il cui contratto scadrà proprio a giugno, per poi scegliere con calma un nuovo allenatore a bocce ferme ma se la situazione dovesse precipitare per l'allenatore potrebbe arrivare il quarto esonero della carriera. A quel punto il favorito alla successione sarebbe Walter Mazzarri, considerato da Cairo il migliore tra i tecnici al momento disponibili.

    FATTORE NIANG - Nelle scorse settimane si erano già segnalati alcuni contatti tra Cairo e l'ex allenatore di Napoli e Inter ma, anche dopo il ko di Firenze, il presidente granata decise di confermare Mihajlovic. Nel caso l'imprenditore alessandrino ora dovesse optare per un cambio in corsa alla guida della squadra, Mazzarri sarebbe il favorito per diversi motivi, tra questi c'è anche il rischio di una svalutazione di M'Baye Niang. Il franco-senegalese, quando verrà riscattato dal Torino (lo scorso 31 agosto è approdato sotto la Mole con la formula del prestito con obbligo di riscatto), sarà l'acquisto più oneroso dell'era Cairo: mai il presidente granata aveva speso 15 milioni di euro per un solo giocatore. Niang non sta però rendendo secondo le aspettative e il rischio che il massimo dirigente non vuole correre è quello di veder scendere la valutazione del giocatore. Mazzarri ha già allenato l'ex Milan al Watford, lo conosce e sa come farlo rendere al meglio, anche per questo la sua candidatura per il dopo-Mihajlovic è più forte rispetto alle altre.

    ALTRA RIVOLUZIONE TATTICA - Con Mazzarri però la squadra granata potrebbe subire la terza rivoluzione tattica nel giro di pochi mesi: Mihajlovic aveva iniziato la stagione schierando il suo Torino con il 4-2-3-1 ma dopo la sconfitta contro la Fiorentina, che ha rischiato di costargli la panchina, è poi passato ad un più coperto 4-3-3. Se l'allenatore serbo dovesse però essere sostituito dal tecnico toscano, sarebbe allora probabile il passaggio ad un 3-5-2 o a un 3-4-1-2, modulo quest'ultimo che permetterebbe di sfruttare maggiormente il potenziale offensivo della squadra. Con questa seconda soluzione, la coppia d'attacco sarebbe composta da Belotti e Niang, Ljajic potrebbe invece agire da trequartista alle loro spalle, un ruolo dove ha dimostrato di poter rendere al meglio. Del passaggio alla difesa a tre potrebbero giovarne  Ansaldi e Barreca, due terzini che danno il meglio di sé soprattutto quando sono chiamati a fare la fase offensiva. L'eventuale arrivo di Mazzarri sulla panchina del Torino dipenderà però dai risultati delle prossime settimane della squadra granata: il calendario di certo non aiuta Mihajlovic, considerato il fatto che la sua squadra prima affronterà la Lazio in trasferta, poi il Napoli in casa.

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