L'Italia femminile è in ritardo: se Renard ha accettato la Francia, perché non Stramaccioni o Nicolato?
Il calcio femminile italiano, almeno a livello di Nazionale, non solo ha fatto un passo indietro dal punto di vista tecnico, agonistico e comportamentale, ma è stato travolto da una slavina di piccole ritorsioni sociali, dal disprezzo dei misogini alla sufficienza dei malevoli. Così le giocatrici sono passate, nel volgere di qualche mese, da eroine a montate, da brave ragazze a presuntuose patentate. Oddio, non che non fosse vero. C’era chi, all’arrivo in Inghilterra, si era lasciata andare a “spacconate” tipo “Arriveremo a Wembley”, come, di solito, fanno i maschi sconsiderati. Logico che, poi, spedite a casa dopo tre gare deludenti, più di qualcuno le abbia prese di mira. Quest’ondata di disagio e malumore ha investito anche lo spogliatoio dove, senza troppi giri di parole, la c.t. era stata in qualche modo “sfiduciata” dalla maggioranza del gruppo.
A prenderne le difese era stato il gruppo storico dell’ex Brescia (poi alla Juventus), le fedelissime che Milena aveva allenato in Lombardia. Tra le più esposte c’era Gama che per lei si è spesa e battuta. Si dirà: dove sta, allora, la riconoscenza della c.t.? Nel calcio non solo non c’è, ma è giusto lasciarla fuori dal campo. Chi è riconoscente verso un gruppo perché, magari due anni prima, ha fatto bene, quasi sempre sbaglia a confermarlo. Dirò di più: Bertolini non ha fatto male ad escudere Gama, casomai ha sbagliato a non farlo prima, ovvero scegliendo tempi e modi diversi. Personalmente sono del parere che, dopo l’Europeo fallito, dovessero essere congedate entrambe, la capitana e l’allenatrice. Grazie di tutto, ma basta così. Invece, da una parte, la Federcalcio ha pensato che fosse meno traumatico confermare la c.t. e, dall’altra, Bertolini non se l’è sentita di rinnovare un parco giocatrici palesemente a fine ciclo. Il discorso, quindi, non riguarda la sola Gama, ma anche le altre. Il paradosso, a pochi giorni dalle convocazioni definitive per il Mondiale, è che la c.t. si è messa a fare la rivoluzione con più di un anno di ritardo. Così rischiano il taglio sia Cernoia (che lascerà comuque la Juve), sia Girelli (che, forse, per la panchina in azzurro, va ancora bene). Il nodo è il grado di accettazione delle nuove gerarchie: saprà Girelli restare in panchina, proprio lei che esplose in un pianto inconsolabile per non essere stata utilizzata nell’ultima gara del Mondiale passato? Sia come sia, la fine è vicina.
Per il ruolo di c.t. nulla è stato deciso, anche se i nomi possibili e graditi, sono quattro: Patrizia Panico (ex Fiorentina ed ex c.t. dell’under 15 maschile), Rita Guarino (pluridecorata allenatrice della Juventus ora all’Inter) e, un po’ a sorpresa, due maschi. Paolo Nicolato, che lascerà la guida dell’Under 21 tranne nel caso in cui vinca l’Europeo, e Andrea Stramaccioni, ex Inter e Udinese, con significative esperienze nei Paesi del Golfo. Obiezione delle erinni che nel calcio femminile sono la maggioranza: vengono dal calcio maschile, che ne sanno delle donne? Controbiezione: anche Hervé Renard, neo c.t. della Francia, è uomo e, a differenza di molti altri, guidava una Nazionale maschile discretamente valida, quella dell’Arabia Saudita, l’unica in grado di battere i campioni del mondo dell’Argentina al Mondiale. Da quel che si può intuire, era anche coperto d’oro. Ma, appena la sua Federazione l’ha chiamato per guidare le donne, ha lasciato tutto (l’Arabia e i soldi) per un progetto che non è più solo una questione di genere. Dipende dalla serietà d’intenti e dall’investimento. Le Nazionali devono avere i migliori tecnici. E Stramaccioni e Nicolato, al contrario di tante allenatrici, anche celebrate, lo sono. Perchè lo hanno dimostrato e possono ancora dimostrarlo.