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    L'investitura di Guardiola, l'eredità di Silva: è il Mondiale U17 di Foden

    L'investitura di Guardiola, l'eredità di Silva: è il Mondiale U17 di Foden

    • Andrea Distaso
    Doveva essere il Mondiale Under 17 che avrebbe consacrato la stella di Jadon Sancho, attaccante classe 2000 recentemente trasferitosi dal Manchester City al Borussia Dortmund e richiamato in fretta e furia in Germania dal suo club (che lo ha poi fatto esordire in prima squadra) al termine della fase a gironi. Fuori lui dalla competizione, i riflettori si sono inevitabilmente spostati su Phil Foden, centrocampista offensivo che il City invece ha intenzione di tenersi stretto ancora lungo e che deve dire due volte grazie a un certo Pep Guardiola se il volto da copertina dell'Inghilterra campione del mondo è il suo.

    L'INVESTITURA DI GUARDIOLA - Eletto miglior giocatore della manifestazione grazie anche alla doppietta che ha avviato e completato la poderosa rimonta sulla Spagna dallo 0-2 al 5-2 finale, ma soprattutto grazie a una sequenza di prestazioni strappa-applausi che hanno confermato il talento di questo ragazzo che, già nel dicembre scorso, a 16 anni fece la sua prima apparizione in panchina in un match di Champions League contro il Celtic. Guardiola ha impiegato pochissimo tempo ad accorgersi del talento sopraffino di questo mancino nato e cresciuto a pochi chilometri da Manchester ed entrato all'età di 8 anni nel settore giovanile dei Citizens. Quel "Non vedevo un ragazzo con queste qualità da diverso tempo" è la classica investitura da parte di uno dei migliori allenatori del pianeta, forse l'ultimo grande rivoluzionario del gioco del calcio. Il secondo ringraziamento che Foden dovrà rivolgere all'allenatore spagnolo è per aver avuto la sensibilità di lasciargli vivere un'esperienza estremamente formativa come un Mondiale Under 17 posticipando un debutto in prima squadra prevista per il recente appuntamento di Coppa di Lega contro il Wolverhampton.



    L'EREDE DI DAVID SILVA - E che Foden sia un giocatore "da Guardiola", "per Guardiola", lo si intuisce da quella duttilità tattica che gli consente di giocare indifferentemente da perno centrale del centrocampo, da mezzala (il suo ruolo naturale) o da attaccante esterno, come il ct inglese Cooper lo ha impiegato nella seconda fase del torneo dopo l'abbandono di Sancho. Caratteristiche che, abbinate a una visione di gioco fuori dal normale e a un'intelligenza tattica impressionante per la sua giovane età, lo accostano a quel David Silva di cui sembra essere il naturale erede. "Al suo ritorno dal Mondiale, lo aiuteremo in ogni modo per inserirlo gradualmente in prima squadra", la promessa di Guardiola che, dopo avergli fatto respirare il clima del grande calcio aggregandolo alla tournée statunitense (dove ha disputato le amichevoli con Manchester United e Real Madrid), ha il "compito" di forgiare un giocatore che da promessa può diventare un prospetto di campione. Dopo Messi, Busquets e Pedro a Barcellona, Thiago Alcantara, Alaba e Kimmich a Monaco di Baviera, Foden ha tutto per diventare "the next big thing" sfornata dal mago di Santpedor.

     

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