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  • L'interista Baldini piega il Monza di Galliani: la bici, il campetto e Mancini, i segreti dell'intuizione del Cittadella

    L'interista Baldini piega il Monza di Galliani: la bici, il campetto e Mancini, i segreti dell'intuizione del Cittadella

    • Angelo Taglieri
    "Fra calcio e ciclismo esiste una differenza sostanziale: nel calcio esiste il pareggio, nel ciclismo no, si perde, anche in fotografia per un niente" diceva il grande Alfredo Martini. E fra calcio e ciclismo, Enrico Baldini, ha scelto il primo. Papà ciclista professionista, ma che per i figli ha creato un piccolo campo da calcetto nel giardino di casa. Ed è lì che il piccolo Enrico ha iniziato a tirare i primi calci a un pallone. Calci e gol che lo hanno portato nelle giovanili dell'Inter prima e a girovagare per le Marche poi, nelle tappe del suo giro personale, non d'Italia ma di crescita: Ascoli e Fano, con una retrocessione in D sfiorata, con lo scatto decisivo piazzato all'ultimo tornante del Mortirolo delle salvezze, che divide il professionista dal dilettante. E poi il Cittadella, con la notte da sogno di ieri.

    DA URLO! - Tripletta al Monza di Galliani e Balotelli, del mercato faraonico e del tentativo di doppio salto dalla C alla A. Baldini che è arrivato giovane a Milano per vestire la maglia dell'Inter che si fa beffa degli ex milanisti dal cuore rossonero: prima un inserimento da urlo alle spalle di Bettella, poi l'aggancio-controllo-piazzato da applausi, infine il destro da rapace per portarsi a casa pallone e un pezzo di qualificazione verso la finale playoff per la A. Il Monza ha la forza, la potenza, le bocche di fuoco per ribaltare il pesante passivo, ma intanto Baldini si gode la sua notte. 

    L'INTER IN EUROPA - Una ruota bucata ne ha frenato la corsa da ciclista, ma ha dato la spinta per l'ascesa da calciatore. Di Massa, Toscana, dove torna per giocare a calcetto con gli amici di sempre, è stata l'ennesima intuizione del direttore sportivo Stefano Marchetti, che spesso pesca dalle serie minori: Donnarumma giocava a Monopoli, Ogunseye all'Olbia, Rosafio alla Cavese, giusto per citarne alcuni. E tra quelli lì c'è anche lui, il 24enne Enrico: ​84 presenze nella Primavera dell'Inter e 14 gol, con un Viareggio e una Coppa Italia di categoria messe in bacheca; poi la Pro Vercelli con 6 presenze, 34 presenze in B ad Ascoli con un gol, e il Fano, altre 42 presenze con 3 gol. In una notte sola, andando a vedere i numeri, ha eguagliato le sue esperienze passate. Pallone a casa e 3 con le dita dopo il tris con cui ha bucato il quasi coetaneo Di Gregorio, per una notte che è comparabile solo a quella del debutto in prima squadra, un minuto con l'Inter nel dicembre 2014 in Europa League, contro il Qarabag. Mancini lo fece entrare al posto di Joel Obi e lì iniziò il suo cammino. O meglio, la sua corsa. "Il coronamento di un sogno", disse. Che prosegue e non conosce ruote bucate. La fatica, invece, quella sì, ma fa parte del percorso. Del resto, il sangue è quello di un ciclista, che di fatica si nutre. E anche di sconfitte, "in fotografia per un niente". Indicano la strada per arrivare alla vittoria. 
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     

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