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    L'Inter vola, merito del passo indietro di Spalletti. Ma il primo gol è irregolare

    L'Inter vola, merito del passo indietro di Spalletti. Ma il primo gol è irregolare

    • Giancarlo Padovan
    L’Inter sta bene e sprinterà per il terzo posto. Se la Roma perde colpi - come è avvenuto a Bologna - può essere che lo colga. Adesso la banda Spalletti è a due punti dai giallorossi. Vincendo il derby di mercoledì pomeriggio ci sarebbe il sorpasso e comincerebbe una lunga volata testa a testa.

    Se la Roma ha Dzeko, che quasi sempre risolve i problemi quando viene chiamato in causa, l’Inter ha definitivamente ritrovato Icardi: doppietta anche contro il Verona, 24 gol in 25 partite, cinque su rigore, 19 su azione.

    Non serve altro per dire da dove l’Inter tragga linfa per vincere le sue partite. Ma sarei semplicistico nello scrivere che l’Inter è solo Icardi. Icardi è molto anche perché tutti lo cercano e lui è sempre disponibile con il gol. Ma adesso si segna di più sia perché la squadra funziona nella sua interezza, sia perché nelle ultime due partite l’Inter ha affrontato due squadre remissive (una Sampdoria fuori fase e il Verona penultimo) che, in qualche modo, ne hanno facilitato il compito.

    Non so dire, dunque, se siano prevalenti i meriti dell’Inter o i limiti altrui. So, però, che prima, come contro il Crotone (pareggio) o lo stesso Benevento (vittoria censurata dal pubblico), l’Inter faticava, imprigionata com’era da una mediocrità irremovibile.

    La svolta c’è stata non con il cambio di sistema di gioco (siamo ancora al 4-2-3-1) dopo un fuggevole (e inutile) passaggio al 4-3-3, ma con la giubilazione di Borja Valero e Vecino, la scelta di Brozovic e Gagliardini come centrali di centrocampo, l’inserimento stabile di Rafinha da trequartista.

    Eravamo in molti a chiedere a Spalletti di inventarsi qualcosa e l’allenatore lo ha fatto sacrificando uomini che, l’estate scorsa, anch’egli aveva contribuito ad indicare alla dirigenza perchè fossero acquistati.

    Non è mai troppo tardi per riconoscere il proprio errore, ma Spalletti ci è riuscito trovando anche una soluzione stabile che oggi, ben lungi dall’aver trasformato l’Inter in una grande squadra, le ha dato stabilità e fiducia.

    Battere il Verona non era l’operazione più difficile che si potesse prevedere. E infatti in tredici minuti la pratica è stata espletata.

    Va precisato, però, che il primo gol di Icardi è viziato da una grave irregolarità alla quale Rocchi - arbitro italiano al prossimo Mondiale - ha assistito senza intervenire. La palla esce all’altezza della metacampo, D’Ambrosio va per battere, ma è “anticipato” dall’esecuzione di Perisic che la realizza almeno quindici metri più avanti, lanciando Icardi che da solo va in area e batte Nicolas.

    Oltre che per la posizione, la rimessa sarebbe da rivedere anche per le modalità (Perisic alza almeno un piede). Gol chiaramente irregolare (non è un caso da Var) sul quale, però, stranamente, nessuno ha da eccepire. Nemmeno Vukovic, il centrale difensivo, sorpreso dal lancio di Perisic troppo alto rispetto ad Icardi.

    L’Inter, ovviamente, avrebbe vinto lo stesso. Sia perché ha comandato il gioco, sia perché le occasioni sono fiorite senza difficoltà.

    Sul piano tattico vale la pena di confermare la maggiore libertà concessa a Candreva con Cancelo che si alza al suo posto. La rapida aggressione al portatore di palla avversario. La giocata al massimo a due tocchi.

    Il gol che ha chiuso la partita è arrivato al 13’. Il lancio di Brozovic è illuminante e precisissimo, Perisic controlla di petto, eludendo il possibile intervento di Ferrari, e conclude sul primo palo, colpito internamente prima che la palla termini in rete.

    L’Inter gioca bene, ma preferisce non affondare. Non è esattamente una scelta, ma un modo di condurre la partita. Comunque è comando, non controllo. Al 4’ della ripresa, un raddoppio su un veronese in uscita con la palla, frutta una discesa di Perisic che va a trovare Icardi sul palo più lontano. Tocco e 3-0.

    Allo scoccare della trentesima partita di campionato, la soddisfazione può solo pareggiare il rimpianto. Dove sarebbe stata adesso l’Inter se non fosse misteriosamente involuta quando era una capolista temuta da tutti?

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