Redazione Calciomercato
L’Inter vince, ma resta ‘indifesa’. Inzaghi ha sette giorni per dare un senso alla stagione
A MENO 10 - Dopo la sconfitta in casa con l’Empoli, l’Inter non aveva altra possibilità che vincere a Cremona, per portarsi a -10 dal Napoli (che giocherà domani sera contro la Roma al Maradona), ma soprattutto per scavalcare il Milan e prendere un leggero vantaggio nella corsa alla Champions. Va bene il risultato, meno il gioco. Al posto dello squalificato Barella è stato scelto l’anonimo Gagliardini, ma non è stato più vivace nemmeno l’altro interno, Mkhitaryan. Nello stesso tempo, la regìa di Calhanoglu è stata meno incisiva del solito, quasi scontata e sorretta da un ritmo che non ha mai sorpreso la Cremonese. Se pensiamo al calcio del Napoli, quello dell’Inter ci appare come un calcio povero, senza bagliori, senza sussulti. Non ha brillantezza nel collettivo, non ha spunti individuali, se non quelli di Lautaro Martinez che dal Qatar è tornato da protagonista: con quest’ultima doppietta è salito al secondo posto della classifica dei cannonieri agganciando Lookman a quota 11 e accorciando sul primatista Osimhen (13 gol).
PRENDE SEMPRE GOL - Ma la difficoltà dell’Inter non sta solo nella fase di costruzione. Anche dietro deve risolvere dei problemi. Ha preso gol anche a Cremona, portando a 26 le reti al suo passivo e diventando così la dodicesima difesa del campionato. Può essere che un reparto formato da Onana, Skriniar (stavolta assente per squalifica), Bastoni e Acerbi e con De Vrij prima riserva subisca così tante reti? In 10 partite fuori casa ne ha prese 21, eguagliando il record negativo della sua storia (era successo altre tre volte, nel 30-31, nel 31-32 e nel 47-48). Non solo: se in assoluto è una difesa sorprendentemente passiva, in trasferta lo è ancora di più visto che in questo campionato solo la Salernitana (25) ha subito più gol dell'Inter (21). Con questa di Cremona, sono 14 trasferte consecutive che i nerazzurri incassano almeno una rete, è la serie più lunga senza clean sheet fuori casa dal 1988 (18 e c’era il Trap in panchina...). Su questo Inzaghi deve continuare a lavorare sodo, con quei giocatori è assurdo subire così tanto.
COPPA E DERBY - Sarà la prossima settimana a stabilire il grado di guarigione dell’Inter. Martedì l’Atalanta in Coppa Italia, domenica il derby col Milan. San Siro ci dirà se l’Inter è di nuovo la squadra che nella scorsa stagione, pur perdendo lo scudetto per 2 punti, è stata protagonista, o se invece deve continuare a recitare un ruolo di secondo piano. Inzaghi avrebbe bisogno del vero Lukaku, di un Correa più incisivo e avrebbe bisogno di recuperare Brozovic, il cui ritorno sgancerebbe Calhanoglu dalla regìa restituendolo al suo ruolo più naturale, quello di interno creativo. Di questa settimana fanno parte anche gli ultimi giorni di mercato, quelli che devono fare chiarezza sul futuro di Skriniar. Insomma, sono sette giorni che possono decidere la stagione dell’Inter. La sola Supercoppa, seppur conquistata nei fasti di Ryiad proprio ai danni del Milan, non può bastare per salvare la stagione. Inzaghi lo sa bene.