L'Inter si gode il nuovo Kondogbia
L'edizione odierna della Gazzetta dello Sport evidenzia il buon momento di Geoffrey Kondogbia, che questa sera - come ha anticipato Mancini in conferenza stampa - giocherà titolare nel centrocampo nerazzurro che sfiderà il Frosinone di Roberto Stellone: "Geoffrey Kondogbia è stato l’uomo - il baby, fondamentalmente - più criticato di inizio stagione: per 11 giornate gli è stato detto tutto il dicibile, dal «costa troppo» all’inadeguato, dallo svagato al «chi è e chi l’ha preso?». Poi, alla dodicesima, ha tagliato in due l’ottanta per cento dei dubbi con la sforbiciata di Torino e una prestazione più concreta del solito: ed è questo l’inizio di un Nuovo... Kondo, quello che voleva Mancini e che cercava lo stesso francese che con quel colpo a Torino si è letteralmente «tolto un peso".
LA RINASCITA - Messo in discussione da tanti critici ma mai dal proprio allenatore. Perché Roberto Mancini lo ha sempre detto: "Kondogbia ha bisogno di tempo", fattore indispensabile per la crescita di ogni giovane, specie se straniero. E la "rosea" evidenzia anche questo aspetto: "E dire che Kondogbia non è mai stato messo in discussione dal Mancio. La tesi è quella di tanti allenatori: farli giocare per... credere, immergerli nella vasca degli squali per far capire ai nuovi arrivati l’aria che tira. E i campionati spagnolo e francese sono troppo distanti da quello italiano perché Kondo intuisse subito mosse e contromosse: così, poco alla volta, il francesone si è messo a lavorare, imparare, assorbire e alla fine si è inserito sempre di più nel sistema di mezzo. Ad oggi, 12 presenze, come Handanovic: sono i soldati nerazzurri con più caps , anche se in una gara (contro la Juventus) Kondo entrò giusto nel finale. Però l’emersione del francesone è evidente: contro il Torino, per esempio, ha giocato 79 palloni, poco meno di Gary Medel che anche come posizione sfrutta la propria centralità. Il gol lo ha aiutato, la squadra pure e il passar del tempo e gli allenamenti lo hanno certamente limato nei vizi. La non-convocazione di Deschamps con i Bleus — la seconda consecutiva — ha poi paradossalmente aiutato lui e Mancini: a capirsi, a plasmarsi sul Mondo Inter".