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L'Inter sacrifica la Coppa Italia per la Juve, ma l'arbitro Guida ha le sue colpe
La Lazio ha meritato la vittoria (2-1) anche se, assai stoltamente, ha provato in molte maniere a tenere l’Inter in partita, prima, e a farla rientrare, poi. La squadra di Pioli ha perso un’occasione d’oro. Poteva cogliere il vantaggio di giocare in casa e non l’ha fatto. Poteva partire subito con Icardi al centro dell’attacco e, invece, l’allenatore gli ha preferito Palacio. Poteva non disunirsi dopo il primo vantaggio laziale. Al contrario, la squadra nerazzurra ha rischiato di andare sotto nel giro di trenta secondi (tra il 31’ e il 32’) e poi, ancora, all’inizio di ripresa. Una gragnuola di opportunità non sfruttate che sarebbero potute costare carissimo alla Lazio. Invece, pur soffrendo, la partita è finita in gloria per i biancocelesti.
L’Inter dice addio ad un (dichiarato) obiettivo stagionale (la Coppa Italia). Ma se così era, perché non affrontare la gara con la squadra migliore (Icardi e Joao Mario sono entrati nella ripresa, Medel al 10’ della ripresa, Gagliardini è rimasto a guardare) e con uno spirito aggressivo almeno per l’intero primo tempo?
La realtà - credo - sta nel retropensiero di troppi interisti (in campo, in panchina, allo stadio, davanti alla tv). Domenica sera c’è la Juve, vincere a Torino rappresenterebbe una svolta in chiave Champions e oggi, forse, quel traguardo è più ambito della Coppa Italia.
Lo ribadisco: non si è trattato di una sottovalutazione conscia o inconscia. Piuttosto Pioli pensava che l’Inter schierata contro la Lazio bastasse a venire a capo di una partita che, per la verità, era cominciata bene.
Nemmeno un quarto d’ora e l’Inter aveva già tirato verso la porta per almeno tre volte. L’ultimo tentativo è stato di Kondogbia, dopo letale incertezza di Biglia, e la palla ha scheggiato il palo alla sinistra di Marchetti. Non esattamente un monologo, ma l’Inter si è fermata lì.
Tentennante ad ogni ripartenza della Lazio, la difesa nerazzurra si è fatta battere da Felipe Anderson alla prima conclusione verso la porta. Sul cross di Lulic, senza opposizione, il brasiliano della Lazio è andato in anticipo su Ansaldi che, per sovrammercato, ha pure abbassato la testa, anziché opporsi all’avversario con tutto se stesso. Ora, non voglio insistere con le mie fissazioni, ma è dall’inizio del campionato che parlo dell’inadeguatezza - non solo difensiva - degli esterni bassi dell’Inter. Forse è stato un caso, ma anche questa partita ne è stata la conferma (e purtroppo chi li sostituisce non è per nulla migliore).
Dieci minuti dopo il vantaggio, la Lazio ha sprecato con Immobile (favorito da un’indecisione di Miranda) e con Felipe Anderson, lanciato da Radu nel vuoto. Ansaldi, sventatamente fuori posizione, lo ha rincorso invano, ma per fortuna dell’Inter Handanovic si è opposto in uscita, con il piede destro.
La partita è stata anche indirizzata dall’arbitro Guida. Al 41’ del primo tempo non ha punito un contatto nitido di Parolo su Candreva (rigore non dato), mentre all’8’ della ripresa ha sanzionato il “tamponamento” di Miranda su Immobile (troppo poco per la massima punizione) con un doppio provvedimento: rigore (trasformato da Biglia) ed espulsione del difensore nerazzurro.
A quel punto, tutto sembrava compiuto. La Lazio, che aveva mancato con Parolo il 2-0 prima del rigore, ha continuato sbagliare allegramente (bravo, ma irritante, Felipe Anderson), mentre l’Inter ha provato qualche reazione più con la soluzione individuale che con il collettivo.
Dentro Medel, abbozzo di difesa a tre (ma Candreva scendeva quasi sempre a fare il primo della linea) e ricerca del gol anche con le palle inattive.
La svolta poteva esserci a 14 dalla fine, quando Guida ha ristabilito la parità numerica (espulso Radu). La Lazio si è abbassata e l’Inter ha provato con i palloni di Candreva a cambiare il fronte. Su uno di questi, Perisic, di testa, ha servito Brozovic che, sempre di testa, ha sorpreso Marchetti. Finale per assaltatori, ma la partita si era spenta sul gol dell’Inter.