L'Inter di Inzaghi va più forte di quella di Conte, ma ha gli stessi problemi: bisogna alzare il muro, si soffre troppo
La nazionale di Mancini ci ha fatto prima divertire, poi innamorare e alla fine gioire grazie alla sua grandissima impresa europea. Quindi festeggiamola questa pausa e godiamoci queste semifinali tra le 4 migliori squadre d’Europa.
Si perché stiamo parlando di Italia-Spagna e non di una partita qualunque con un avversario a caso.
Questa pausa però darà anche a Simone Inzaghi la possibilità di fare un primo bilancio sulla sua Inter, su cosa abbia funzionato e su cosa vada invece migliorato.
E’ indubbiò che il ruolino di marcia, almeno in campionato, sia molto positivo: 5 vittorie, 2 pari e nessuna sconfitta testimoniano che la squadra è sul pezzo, inoltre l’Inter di quest’anno ha più punti di quella della scorsa stagione, ha segnato di più e subito di meno.
Entriamo però nel dettaglio. Il gioco che vuole fare Inzaghi è molto “rischioso” e con quel pressing a tutto campo contribuisce a stancare i giocatori un po' troppo presto. Se vi ricordate anche Conte l’anno scorso provò a dare alla sua Inter una dimensione più offensiva e dinamica, il risultato fu però poco incoraggiante, la squadra non aveva equilibrio, segnava molto ma subiva anche troppi gol e la classifica di conseguenza ne risentiva.
Conte fece marcia indietro, con la squadra decise di provare ad abbassare il baricentro e a compattare i reparti facendoli salire tutti insieme. Così iniziò la cavalcata trionfale verso lo scudetto numero 19.
Dal mio punto di vista credo che siamo in una situazione simile a quella di dodici mesi fa. La squadra fino ad ora ha retto, ha subito e ha rimontato ma credo che avanti così potremmo trovarci davanti a molte difficoltà.
La difesa non può rimanere sempre scoperta e “puntata” nell’uno contro uno. Il blocco granitico composto dal trio delle meraviglie Skriniar-De Vrij-Bastoni non può fare sempre i miracoli, avrà bisogno alla lunga di una mediana che lo supporti per smettere di lasciare quelle praterie di campo concesse negli ultimi match a Fiorentina, Atalanta e Sassuolo.
Credo quindi che non sia tardi per apportare qualche accorgimento “difensivo” allo scacchiere tattico di Simone.
Quello che stupiva dell’Inter del diciannovesimo era la capacità di “compattarsi” e non disperdere energie inutili durante i 90 minuti. Gli avversari sbattevano contro un muro aumentando la propria frustrazione e, alla fine, capitolando.
Inzaghi ha una squadra diversa e ovviamente sta adattando il modo di giocare ai nuovi interpreti. Lo abbiamo sottolineato fino alla noia: Dzeko, Calha e Dumfries sono diversi da chi li ha preceduti e vanno inseriti in un contesto differente. Ma lo zoccolo duro della squadra è rimasto lo stesso e un piccolo passo indietro verso l’Inter “scudettata” non mi sembrerebbe un’idea malvagia. Lo stesso Mourinho il primo anno post-Mancini decise di abbandonare il suo 4-3-3 per tornare all’antico trequartista che tanti risultati e vittorie aveva ottenuto gli anni prima.
La strada percorsa fino ad oggi è ancora ottima, ora però arrivano squadre toste che sanno segnare e che non sbagliano due volte di fila. Alla Lazio e alla Juventus non si potranno concedere gli spazi lasciati alle altre in queste ultime partite. Palla a Simone, alla sua bravura e rinforziamo la fase difensiva.