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L'Inter batte la Samp, ma non ha neanche il tempo di sperare nel miracolo: il Milan le scuce lo scudetto dal petto
AUDERO PROTAGONISTA - Contro la Samp, l’Inter ha vinto segnando tre gol in 12 minuti a inizio ripresa, prima rete di Perisic, poi doppietta di Correa. Nel primo tempo ha attaccato dal primo all’ultimo minuto, ha concluso la bellezza di 18 volte (a 2) in quei 45 minuti, ma Audero è stato il grande protagonista togliendo a Correa, Dumfries e soprattutto a Lautaro Martinez dei gol già fatti. Nello specchio della porta, il parziale delle conclusioni era 5-0. La squadra di Inzaghi è partita forte, ha rallentato quando Vidal, in panchina, ha dato la notizia della prima rete di Giroud, poi ha ripreso a correre, a giocare, a tirare verso Audero. Sfondava a destra dove Augello non ce la faceva a contenere Dumfries, ma il gol a San non arrivava. Arrivavano invece quelli di Reggio Emilia. Nell’intervallo, il distacco in classifica era salito a 4 punti, il Milan a 86, Inter a 82.
A CUOR LEGGERO - L’interista più scatenato era Barella che, spostato per qualche minuto sul centrosinistra, ha chiamato Audero all’ultima clamorosa prodezza della sua partita, prima di capitolare. Era il 3' del secondo tempo, da quel momento, giocando senza più pressione, a cuor leggero, la squadra di Inzaghi ha sfondato a ripetizione. Tre gol in 8 minuti. Il primo di Perisic, di sinistro, su assist di Barella, al dodicesimo assist su azione in movimento di questo campionato, un record fra i centrocampisti dei cinque migliori campionati d’Europa.
LA DOPPIETTA DI CORREA - Il secondo di Correa dopo un’azione travolgente tutta di prima: Calhanoglu, Perisic, Calhanoglu, Correa e 2-0. Anche per il turco era il dodicesimo assist del campionato. Il terzo ancora di Correa con un contropiede solitario e mai contrastato: il tiro finale è passato fra le gambe di Yoshida. Si è fatto male Perisic (problema muscolare a un polpaccio: “Ho sentito tirare”, ha detto il croato) e Inzaghi ha preso lo spunto per fare tre cambi tutti in una volta: fuori Perisic, Barella e Bastoni, dentro Gosens, Vidal e Dimarco. Poco dopo dentro anche il simbolo della vecchia generazione nerazzurra, Ranocchia, e l’ex laziale Caicedo al posto di De Vrij e di Correa. Ormai era una passerella, la partita dopo un’ora era chiusa, lo scudetto già prima. L’Inter se l’è scucito dal petto.
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