L'insensata moda del casting, la storia del Milan dice altro: Conte è il nome migliore per la panchina
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Sinceramente - come canta Annalisa e come s’intitola questa rubrica - i tifosi possono partecipare oltre che tifare. Ma la partecipazione alla scelta di un allenatore andrebbe limitata a tre, massimo quattro figure. Quelle classiche: presidente, amministratore delegato, direttore generale e sportivo. Invece vanno di moda i casting ampliati. Quelli del cinema. Come fece De Laurentiis un anno fa, accumulando cv e colloqui di lavoro. Anche l’Inter aveva preso quella strada. Otto anni fa, chissà perché, Thohir e l'apprendista Zhang presero De Boer, forse con un motore di ricerca perfettibile sui requisiti di un allenatore per il campionato italiano. Un paio di mesi per arrivare all’esonero, salutato con esultanza dalla squadra. Poi il casting, appunto. Con uno spagnolo, Marcelino, cui vennero offerti vitto e alloggio per un paio di notti, aspettando la vera proposta per allenare la squadra. Ma ai colloqui non andò bene, forse. Chissà. Da qualche anno Marcelino gira per l’Europa come tanti. Ultimo avvistamento al Villarreal: discreta stagione. Al suo posto, comunque, l’Inter ingaggiò proprio Pioli. Che storia…
Non la storia, semmai la cronaca, adesso suggerisce al Milan di fare in fretta. Sabato scorso, con rara intempestività di fine partita, il giovane dirigente Furlani aveva replicato a una settimana di paginate sulla corsa alla successione di Pioli. Troppo tardi. Tutti sanno che sono stati chiamati quasi dieci possibili candidati. Esaminati i cv, iniziali di curriculum vitae e anche di video call. Così, tanto per guardarsi in faccia e poi riconoscersi agli appuntamenti. Tutto molto moderno, senza per questo ironizzare ancora sul metodo moneyball che ha portato a metà acquisti discutibili nell’ultimo mercato. Ma l’allenatore giusto si sceglie così? Con il casting delle risorse umane? “Vediamo che impressione mi fa… Parla un inglese un po’ scolastico… Promette di lavorare sui giovani… Sistema di gioco preferito 4-2-3-1”. Scusate, ma il calcio è una cosa seria. O almeno, dovrebbe esserlo. A partire dalla scelta dell’allenatore. Giusto valutare tutte le candidature però - trattandosi di Milan - qualsiasi metodo di lavoro andrebbe elevato fino a raggiungere, se possibile, la storia del club.
Lopetegui bocciato dai tifosi è giusto. Ma mette i brividi sia nella forma che nella sostanza. Se un #hashtag tipo #out o #Nopetegui diventa determinante, tanto vale lanciare i sondaggi sui social. Senza citare gli esempi storici di un club che non esiste più, scusate ma il Milan ha bisogno di altro. Gli allenatori “da Milan” non mancano. Conte è nettamente il miglior candidato, Van Bommel una sfiziosa alternativa, De Zerbi ha pregi enormi e difetti pericolosi, tra cui lo sconsiderato appoggio dei Vannacci del calcio chiacchierato, quelli del dominio e della superiorità. Vabbè, lasciamo stare…
Lasciamo stare anche questo casting. Forse oggi bisogna fare così. Ma Berlusconi e Galliani non facevano così… E non è nostalgia, eh. È solo storia. Del Milan.