L’insegnamento viola della Primavera
Si può solo dire bravi ai grandi Primavera che sono arrivati secondi nell’impegnativo Torneo di Viareggio. Hanno affrontato a viso aperto un’Inter solida e forte e sono stati sconfitti nonostante l’impegno, la buona volontà e la caparbietà. Hanno combattuto bene e non importa troppo se hanno perso. Hanno dimostrato orgoglio viola e giustamente sono stati ben sostenuti dai molti tifosi che, conviene sottolinearlo, li hanno festeggiati anche nel dopopartita, sotto il cielo terso di Livorno dove eccezionalmente si è svolta la finale. Sono buoni giocatori tutti, con taluni che lasciano trasparire vere doti da campioni (è, al solito, il caso di Camporese, oppure di quel Carraro che accarezza con sapienza ed eleganza il pallone ogni volta che lo tocca, oppure ancora di quello Iemmello che è ordinato e incisivo al centro dell’attacco). Ci piacciono molto i Primavera e il loro allenatore, serio e di pochissime parole, che appare tutt’altra cosa, ben più consistente del banale e ripetitivo Mihajlovic. Sia gloria quindi all’arcigno Buso che è evidentemente capace di ben seminare e di ben insegnare. Fa piacere che la Fiorentina abbia le spalle ben coperte, avendo la possibilità di attingere al ben fornito vivaio e tra i giovani che già sono arrivati in prima squadra. Sta per tornare in campo il frastornante (per gli avversari) Jovetic, ci piacerebbe veder fra i pali qualche volta la promessa brasiliana Neto, vorremmo che prendesse il via definitivo il fresco e impertinente Lijajc. C’è da chiedersi però perché nonostante queste premesse la maggior parte dei sostenitori viola riescano a recuperare orgoglio soprattutto se si connettono col passato (vedi gli entusiasmi dell’Antognoni’s day) e sprofondino invece spesso nella collera e nella delusione se si riferiscono al presente, senza trovare eccessivo conforto nel cercare di individuare un prevedibile profilo del futuro. Che ci riflettano i giocatori, che ci rifletta l’allenatore, che ci rifletta la società. Possiamo permetterci d’essere e di sentirci più grandi e più bravi di quel che ci capita di sentirci. La Primavera, pur battuta in finale, sta lì a dimostrarlo.