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  • L'India cambia per il Mondiale, il derby di Calcutta è a rischio: fusione o addio

    L'India cambia per il Mondiale, il derby di Calcutta è a rischio: fusione o addio

    • Stefano Benzi
    “Il calcio indiano non sarà mai più lo stesso….”: lo ha detto poche ore fa Praful Patel, il presidente dell’All India Football Federation, l’uomo che ha avuto il merito – ancora da concretizzare – di consentire la coesistenza di due eccellenti campionati nazionali in contrapposizione e in controprogrammazione. Se ci pensiamo è un assurdo: è come se da noi esistessero due Serie A, con nomi diversi: un campionato quasi identico all’altro che va in onda quasi sempre negli stessi giorni e alla stessa ora e per di più sulla stessa rete, la potentissima Star Sports ancora proprietà della Fox ma al centro di una pesante trattativa condotta dalla Walt Disney. 

    In poche parole: l’India non ha mai avuto così tante squadre, così tanti giocatori competitivi, così tanta visibilità e soprattutto così tanti soldi. Se si dà un’occhiata ai proprietari dei vari club iscritti alla Superleague ci sono colossi come la Tata o la GMS Shipping, imprenditori interessati a investire milioni sul calcio e soprattutto VIP: ex giocatori di cricket o di hockey, moltissimi attori… tutti a caccia di visibilità e pronti a prestare la faccia per la loro squadra. L’obiettivo dell’India, in particolare del suo primo ministro Narendra Modi, è quello di creare le condizioni per consentire al paese di organizzare un grande evento calcistico: i campionati asiatici inizialmente potrebbero anche andare bene ma il grande obiettivo è il Mondiale. L’India sta vivendo un autentico delirio di massa per il calcio. Al punto da interessarsi solo all’attualità e dimenticarsi delle radici.

    L’India, come tutti i paesi che hanno fatto parte del Commonwealth e sono state a lungo colonie di Sua Maestà Britannica, ha conosciuto il calcio molto presto: già nel 1800. Ci sono notizie di partite di calcio e di un torneo nazionale con quattro squadre giocato nel 1890, tre anni prima che in Italia nascesse il Genoa, prima società del nostro paese. 

    Alcune squadre hanno storie incredibili, a volte tragiche. Spesso lo sport in India ha causato autentici tumulti: il cricket poteva fermare o provocare le guerre con il Pakistan e con il Bangladesh. Il calcio spesso ha trasformato le città in terreno di scontro: in particolare per un derby, quello tra East Bengal FC e Mohun Bagan, due squadre di Calcutta divise da una rivalità viscerale. Intervenne l’esercito per riportare la calma dopo la prima partita, nel 1925: gli annali dicono che per strada ci fossero 150mila persone. 

    Nel corso degli anni la rivalità è rimasta fortissima ma con l’occidentalizzazione del campionato indiano le due squadre oggi si trovano unite in una battaglia di sopravvivenza. I miliardari che stanno creando il nuovo campionato indiano costruiscono le loro squadre da zero, non sono interessati a storia o tradizione ma a stadi da costruire, diritti televisivi, coinvolgimento social. 

    East Bengal e Mohun Bagan sono tra le poche squadre superstiti ad avere ancora una radice completamente indiana: beh, diciamo…. quasi completamente. Gli East Bengals furono fondati dagli inglesi: militari ma anche civili che avevano deciso di lasciare l’Inghilterra per l’India. Quando i Bengals videro la luce il Mohun Bagan c’era già ed era composto quasi esclusivamente da bengalesi: nel museo del club c’è una bella foto del 1911 in cui la squadra alzava il primo trofeo del Bengala… si giocava a piedi scalzi. 

    Negli anni le due squadre non si sono fatte mancare niente: risse in campo e negli spogliatoi, scazzottate prima della partita e dopo. A dividerle era una questione razziale: i bengalesi mal sopportavano che degli estranei – inglesi per giunta - portassero il nome del Bengala… 

    Nel 1947 quando l’India ottiene l’indipendenza il Bengala e tutto il suo golfo subirono una drammatica spartizione razziale che inevitabilmente si riversò sullo sport e sul sociale. La regione venne spaccata in due tra Pakistan e India. Inutile dire che la stragrande maggioranza dei tifosi di Mohun Bagan ed East Bengal si ritrovarono d’accordo almeno su una cosa. Stare a Calcutta e mantenere viva la loro feroce rivalità.

    Famosa è la cerimonia del “tocco del tacco”: risale al 1957 quando dopo il primo tempo il Mohun Bagan era avanti 2-1. Il segretario dei Bengals JC Guha durante l’intervallo accarezzò il piede di ognuno dei suoi giocatori. Pare che la frase che avesse pronunciato fosse “che tu possa correre per sempre o non camminare mai più”. Funzionò: i Bengals vinsero 3-2. 

    Frequenti le sospensioni: la partita del 2012 diventò ben presto una sorta di guerra civile intorno allo stadio con la polizia che sparava lacrimogeni e proiettili di gomma. Gli incidenti durarono due giorni. Tutto accadde quando un giocatore del Mohun Bagan fu colpito da un oggetto lanciato dagli spalti e dovette andare al pronto soccorso. La squadra si rifiutò di giocare il secondo tempo. Ironia della sorte venne dichiarata sconfitta a tavolino e la Lega congelò tutti i punti che aveva già conquistato. La tigre si salvò per miracolo: ma l’anno dopo vinse il titolo. 

    E’ l’East Bengal la squadra che ha vinto più volte il derby: 120 successi contro i 90 del Mohun Bagan: 111 i pareggi. Ma il Mohun Bagan ha vinto due titoli mentre l’East Bengal deve ancora alzare il suo primo trofeo di I-League in 14 anni.

    Con la nascita della Super League, l’arrivo degli investitori e delle televisioni, il derby di Calcutta è un motivo di grande preoccupazione per tutti… Le altre squadre sono più forti, più solide economicamente, offrono un’immagine più moderna e vincente. Al punto che qualcuno a Calcutta ha detto che potrebbe essere una buona idea se Mohun Bagan e Bengals si fondessero, anche perché la città offre diverse altre squadre interessanti come l’ATK. Se le due vecchie rivali vogliono sopravvivere devono intanto dimostrare di non creare più motivi di imbarazzo al campionato e – eventualmente – fondersi. Ci vogliono 3 milioni di dollari per entrare nella Super Lega e nessuno dei due club naviga nell’oro. La Lega poi continua a sostenere che l’India è grande, e non può disperdersi: “Ogni città una squadra” è uno dei mantra della ISL. 

    Inutile dire che i tifosi di East Bengal e Mohun Bagan non la stanno prendendo bene: minacciano manifestazioni pubbliche, e forse sarà la prima volta che andranno a braccetto sullo stesso lato della barricata.
    Un consiglio per gli amici che amano leggere qualcosa di diverso: “Barefoot to Boots”, la storia del calcio indiano scritta da un grande giornalista e storico dello sport, Novy Kapadiya.

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