AFP/Getty Images
L'incredibile vita di René Higuita: tra carcere, cocaina, Escobar e scorpioni
Da allora sono passati molti anni ma René Higuita continua a fare notizia, in campo e fuori. Non ha ancora completamente saldato il suo debito con la giustizia: se va all’estero a lavorare deve dettagliare la sua residenza o presentarsi all’ambasciata; quando è in patria deve presentarsi alle autorità regolarmente. Oggi alcune amicizia scomode gli potrebbero costare altre condanne per favoreggiamento e intralcio alla giustizia. Non è un mistero che Higuita abbia scelto uno stile di vita pericoloso dopo aver lasciato il calcio…
In questi giorni sono usciti un libro e un film su Pablo Escobar, il re della droga, e il portiere non ha nascosto i suoi rapporti speciali con lui: “Sapevo che Escobar fosse un uomo molto potente e spietato – dice oggi Higuita – ma io personalmente non mi sono mai sentito in pericolo con lui. Avevo libero accesso alla sua splendida villa (quella che veniva definita El Castillo n.d.r.), frequentavo le sue feste ed ero uno dei pochi che entrava senza alcuna scorta. Ero lo sportivo più popolare del paese anche se ogni tanto il mio vezzo di giocare la palla con i piedi da ultimo difensore costò molto caro. Mi fecero pagare molto di più la mia amicizia con Escobar: ricordo che quando venne rapita la figlia di un mio amico mi prestai del tutto disinteressatamente come tramite per favorire il suo rilascio. I rapimenti lampo per un riscatto ingente ma ragionevole erano molto frequenti nel nostro paese. Sapevo che la banda che aveva rapito la ragazza era una delle fedelissime di Escobar e voleva 300mila dollari. Io favorii la transazione e mi versarono 60mila dollari senza che avessi chiesto nulla. Ho sempre detto che non ho tenuto un solo dollaro di quei soldi ma non mi ha creduto nessuno”.
Higuita viene tagliato fuori dalla nazionale e subito dopo l’uccisione di Escobar, avvenuta nel 1993, il portiere deve affrontare anche l’astio della popolazione: “Era come se non fossi più il portiere della nazionale, l’eroe di molte battaglie ma solo un delinquente comune”.
Higuita comincia a rifugiarsi nell’alcol e nella coca… inizia a bere e sniffare pesante. Viene fermato più volte e alla fine viene anche sospeso per doping nel 2004. Qui, anziché darsi una calmata, cerca di guadagnare soldi con il sensazionalismo che circonda il suo nome. Partecipa ad alcuni reality show, mette KO un cronista con un dritto al mento, si fa pagare a peso d’oro interviste esclusive in cui parla di droga, soldi ed Escobar. Vivacchia fino alla fine della squalifica e poi prosegue la sua attività agonistica fino al suo stop al calcio nel 2010. Poche parole per l’addio di un “loco” che ha fatto scrivere fiumi di inchiostro… “Non sono orgoglioso di tutto quello che ho fatto, sono solo un povero peccatore”.
Che cosa fa oggi Higuita? “Cosa potrei fare….? Faccio Higuita. Vado in televisione, ogni tanto per qualche commento tecnico altre per delle ospitate, cerco di tenermi attivo. Vorrei lavorare a una biografia che sia completamente mia e non scritta da qualche giornalista. Molti mi chiedono come sono nato… e io rispondo che sono nato così, che è una questione genetica, di DNA. Ho ammirato molto il portiere di Boca e Argentina Hugo Gatti ma alla fine sono come sono perché io sono così”.
Nel bene e nel male ancora un fenomeno da imitare: Augusto Marchesin, portiere argentino che gioca in Messico, si è esibito nel leggendario El Scorpion, il rinvio che rese celebre Higuita. Il quale mette due puntini sulle ‘i’: “Onorato della citazione, ma lui si è esibito a gioco fermo dopo che era stato fischiato un fuorigioco. Io lo facevo con la palla in gioco, se no che gusto c’è? E poi se guardate bene io non mi appoggio a terra con le mani e il mio arco tra piedi e testa è molto più stretto…”
Insomma, a questo scorpione manca il copyright: “Contento per la citazione del ragazzino ma…. Il suo scorpione deve crescere un bel po’”.