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    L'incredibile stagione di Moses: anche il Chelsea di Conte ha il suo Giaccherini

    L'incredibile stagione di Moses: anche il Chelsea di Conte ha il suo Giaccherini

    • Antonello Mastronardi
    Antonio Conte, si sa, ama scegliersi i suoi soldati. Al netto delle esigenze tecniche, infatti, non è sbagliato parlare di una vera e propria predilezione dell'allenatore leccese verso gli underdog: il prototipo del milite contiano è in genere un giocatore contestato o dimenticato, spesso un ragazzo silenzioso, nobilitato dalla gavetta e abituato a confondersi all'ombra dei più famosi. Soprattutto, il milite contiano corre, corre continuamente e ara la fascia di appartenenza. Questa affinità si è sublimata in occasione dell'impatto devastante avuto da Conte sul mondo Premier League: il Chelsea delle sei vittorie consecutive senza subire gol è primo in solitaria, esibisce un aggressivo 3-4-3 e lì a destra c'è qualcuno che corre senza sosta: è Victor Moses, tra i migliori nella vittoria di domenica sul Middlesbrough, vero e proprio motorino del Chelsea di Conte.

    NUOVA VITA - L'esterno nigeriano sta vivendo a quasi 26 anni la cosiddetta stagione della consacrazione. Giunto al Chelsea dal Wigan nell'estate 2012, Moses riesce a ritagliarsi un ruolo di discreta importanza nella cavalcata che porterà i Blues di Benitez a conquistare l'Europa League: l'esterno gioca da titolare le doppie sfide di quarti e semifinali, ma da bravo comprimario passa in panchina tutta la finale. A fine stagione, Moses andrà in prestito al Liverpool, quindi continuerà a girovagare tra Stoke City e West Ham. Immaginiamo che il ragazzo, in ritiro con il Chelsea nella scorsa estate, non abbia mai disfatto le valigie, convinto di dover ripartire anche stavolta: eppure, il gregario Moses ha incontrato Conte e tanto è bastato perché rinascesse a nuova vita. Dopo qualche apparizione da terzino destro, Moses diventa l'interprete chiave del 3-4-3 con cui Conte ha sparigliato le carte all'intera Premier League: col nigeriano e l'ex Fiorentina Marcos Alonso sulle fasce, il tecnico salentino ha creato l'ennesima macchina avveniristica, capace di ribaltare il gioco in un amen e proporsi con due coppie di esterni davanti agli inermi terzini avversari. 

    COME E PIÙ DI GIAK - Moses, dunque, incarna fino in fondo il tipo del milite contiano: si è detto, però, che per far parte della categoria non bastano piedi veloci e un po'di buona volontà: serve una voglia di riscatto, quella molla interiore che tanto affascina l'uomo Conte. Ecco cosa rese Giaccherini il suo primo illustre fedelissimo, ecco perché Eder ha stravinto il ballottaggio con Insigne nell'ultimo Europeo. Ebbene, quanto a voglia di riscatto Moses non è secondo a nessuno: nato nel dicembre del '90 in Nigeria, rimane orfano di entrambi i genitori a solo dodici anni, a causa di una strage a sfondo religioso perpetrata proprio mentre lui correva in un campo da calcio. Il piccolo Victor viene affidato a una famiglia inglese e si trasferisce a Nord della Manica, stregando i passanti nei campetti di Londra. Due anni dopo, anche gli scout del Crystal Palace si stropicceranno gli occhi davanti ai colpi di questo giovane esterno, e qui comincia la vita adulta di Victor Moses. Un tempo discreta ala d'attacco, ora infaticabile cursore di fascia protagonista nelle sei vittorie consecutive del Chelsea: Moses corre, senza sosta, con rabbia e agonismo. Ecco l'ultimo soldato di Conte.

     

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