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L'incosciente follia dei milanesi abbracciati sui Navigli. E il Sud dà una lezione
Sicchè, sono state di sconcerto e di grande preoccupazione le scene arrivate, in rete o attraverso la narrazione dei media, ieri da Milano e più specificatamente dalla zona dei Navigli, il tempio indiscusso della movida italiana prima del tempo del coronavirus. Un’autentica folla perlopiù di giovani a fare capannello e a immortalarsi con selfie davanti ai tanti bar già aperti per l’asporto del tradizionale spritz. Sorridenti, con il bicchiere in mano, uno a fianco dell’altro addirittura abbracciati e senza mascherina sul viso.
Beata gioventù? Proprio per niente. I ragazzi di Milano forse pensavano di trovarsi in Antartide, unico luogo della Terra dove il virus non è arrivato, oppure molto più semplicemente avevano malinteso il senso della Fase 2, interpretandolo con un scellerato liberi tutti. Gioventù incosciente, dunque. Gravissimo, soprattutto, che un evento simile sia accaduto proprio a Milano. La città, ancora prima in classifica per il computo dei morti e dei contagiati, dove l’onda virale non accenna a decrescere tanto da spingere il sindaco Sala e il virologo dell’ospedale Sacco ad annunciare che un ritorno della metropoli alla 'zona rossa' è un rischio molto concreto.
Milano è una città che, con ottime ragioni, si è sempre dichiarata all’avanguardia nei settori più disparati della vita produttiva e di quella sociale. I milanesi non hanno mai nascosto di sentirsi un gradino sopra al resto degli italiani e in particolare alla gente del Sud, vista e giudicata dall’alto del Duomo come "facilona, pressapochista e ingovernabile". Un teorema da ribaltare anche alla luce di ciò che sta avvenendo da Roma in giù, dove sono davvero pochi quelli che trasgrediscono o infrangono le regole salvifiche. Milano oggi è una bomba. Basta sfiorarla per saltare in aria tutti quanti. Anche il calcio il quale, con un ritorno a due mesi fa, non avrebbe più la possibilità di riaprire.