L'ex Lecce Shakov e l'Odissea per ritrovare la moglie e la figlia: 'Sotto le bombe al nono mese di gravidanza...'
LE PAROLE DI SHAKOV - Queste le parole alla Gazzetta: "Io e mia moglie viviamo ad Atene, ma desideravamo che la bambina nascesse a Kiev, la nostra città. Così, qualche settimana fa Alona è tornata dai suoi genitori: ci tenevamo in contatto via telefono. Io, nel frattempo, continuavo ad allenarmi, ma ero pronto per volare in Ucraina quando sarebbe stata sul punto di partorire. Poi la chiamata. Alona piangeva, diceva che l’attacco russo era iniziato. Da lì, ho vissuto giorni di terrore. Tutta la mia famiglia era in pericolo, mi sentivo impotente di fronte a questa situazione. Prima del ricovero in un ospedale di Kiev, mia moglie si è dovuta rifugiare nei bunker, con la nostra bambina che sarebbe potuta nascere da un momento all’altro. Abbiamo deciso di incontrarci sul confine rumeno. Mia moglie e mia figlia hanno dovuto trascorrere cinque giorni in auto: due per uscire dall’Ucraina, altri tre per arrivare ad Atene. A prendersi cura di loro è stato mio fratello, che ha guidato da Kiev verso il confine: il viaggio è lunghissimo perché ci sono decine di posti di blocco, un traffico indescrivibile e, soprattutto, tanta paura. Da un momento all’altro potrebbe cadere una bomba, bisogna fare attenzione al tragitto che si sceglie"