L'ex Gregucci a CM: 'Nel derby serve una Lazio arrabbiata. Ledesma uomo e leader'
Angelo Adamo Gregucci ha la maglia biancoceleste cucita sulla pelle, oltrea ad averla indossata in campo dal 1986 al 1993. Sette stagioni consecutive che lo hanno portato ad affezionarsi alla Lazio ed a farsi amare dai tifosi laziali. Difensore e leader, allenatore e motivatore Gregucci parla in esclusiva ai microfoni di Calciomercato.com del momento dei ragazzi di Petkovic analizzando la gara contro il Legia e proiettandosi al derby di domenica: "Il risultato di ieri non va sottovalutato, il campionato polacco non è così scarso come si vuol far credere e la scuola dell'est Europa è piena di giocatori di talento. La Lazio ieri, facendo riposare alcuni titolari è riuscita in un doppio intento, quello di portare a casa un grande risultato e di far rifiatare alcuni titolari che giocheranno domenica. Un giudizio su Keita? Ancora è presto, va lasciato crescere in pace perche l'ambiente romano santifica e distrugge troppo in fretta, è evidente che se Petkovic lo ha fatto giocare è perché ha indubbie qualità"..
Biava ha detto che dopo il 26 maggio la Lazio ha perso cattiveria che ne pensi...
"Se lo ha detto significa che c'è consapevolezza di quello che sta accadendo e che si può trovare la soluzione. La Lazio deve essere arrabbiata perché la Roma è in testa, deve nascere da qui il l'agonismo e la rabbia sportiva per il prossimo derby. Come l'hanno trovata nel derby pensando che quella coppa Italia poteva essergli sbaattuta in faccia ora c'è un primato in classifica da togliere. Le motivazioni per un derby ci sono sempre".
Dopo la vittoria sul Chievo, Candreva ha sottolineato l'importanza di Capitan Ledesma e ieri Marchetti all'ingresso in campo dell'italoargentino si è sfilato la fascia e glie l'apha messa sul braccio. Che significato hanno questi gesti?
"Quelli sono gradi che si è conquistato Ledesma, aldilà della fascia, sono atteggiamenti e comportamenti da leader consacrato a capitano. È importante il credito che vanta all'interno dello spogliatoio è un ragazzo che a prescindere se giochi o meno, se vesta la fascia di capitano o no ha grandissima incidenza nel gruppo. Vincono i giocatori, ma gli uomini fanno la differenza...".
Il tuo derby, quello che ricordi con più piacere?
"Eravamo sotto di due uomini, 11 contro 9 e la Roma in quel momento era tanto più forte di noi, perdevamo uno a zero e nessuno pensava che quel risultato potesse essere sovvertito. Abbiamo combattuto e lottato esasperando l'agonismo, poi Ruben Sosa ha pareggiato, finì 1 a 1 ma valse più di una vittoria quella gara. Erano derby quelli in cui si segnava poco ma più di un gol a squadra, lottati, combattuti fino alla fine".