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    L'evoluzione di Simeone: merita l'Argentina, Ancelotti trema

    L'evoluzione di Simeone: merita l'Argentina, Ancelotti trema

    • Alberto Polverosi
    C’è un giocatore che oggi il Napoli deve temere più degli altri viola. E’ Giovanni Simeone che porta al San Paolo una serie di minacce. Qualche mese fa ha realizzato la sua prima tripletta in Serie A proprio contro il Napoli e proprio nella giornata in cui il Napoli ha spento per sempre i sogni dello scudetto. E’ stata quella tripletta a togliere lo scudetto dalla testa di Sarri. Che poi ha spiegato di averlo perso la sera prima in albergo, davanti alla tv, mentre la Juve rimontava sull’Inter (con Orsato che si era dimenticato del secondo giallo per Pjanic). E’ vero, lo aveva perso con l’anticipo di San Siro, ma solo perché il Napoli non era forte dentro come la Juve. E il Cholito l’ha certificato in un pomeriggio per lui indimenticabile. Ma quello è il passato. Oggi Simeone è un centravanti in condizioni stupende, almeno sul piano psicologico. Nelle prime due partite con la Fiorentina ha già segnato e piazzato assist. Poi è stato convocato con l’Argentina e al debutto nella Seleccion è andato subito a segno.

    Gioca in mezzo a un tridente che, quando avrà raggiunto un punto d’equilibrio, metterà in difficoltà anche le difese più forti. Pjaca non ha ancora giocato una partita da titolare, ma la sua forma sta crescendo. Così come quella di Chiesa che è tornato dalla Nazionale con la certezza che da ora in poi Mancini faticherà a lasciarlo in panchina, nonostante le critiche (per il giovane Federico ma anche per tutta la squadra) dopo la sconfitta in Portogallo. E’ un discorso che riguarda anche lo stesso Simeone. Ora sa di poter lottare per un posto nell’Argentina con attaccanti del livello di Higuain, Icardi e Aguero. A Carlo Ancelotti, quando si troverà davanti la coppia Chiesa-Simeone, torneranno in mente gli splendidi anni di Parma. In una squadra fantastica allenava Enrico Chiesa, il padre di Federico, e l’argentino Crespo, uno dei tanti padri putativi del Cholito. Vent’anni dopo, la storia continua, anche se al contrario.

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