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    L'equivoco Montella riparte dalla Turchia: il problema dei predestinati

    L'equivoco Montella riparte dalla Turchia: il problema dei predestinati

    • Furio Zara
      Furio Zara
    La prima domanda è: chi glielo ha fatto fare? La prima risposta è questa: è giusto così, è il suo lavoro e questa è un'altra occasione e va presa al volo. Dunque Vincenzo Montella andrà a sedersi sulla panchina dell’Adana Demirspor, club turco dove gioca - ahia - anche il fu SuperMario Balotelli, recentemente protagonista di una sceneggiata in panchina per una sostituzione non gradita. Ci sarà da divertirsi, immaginiamo. Da qualche anno a questa parte la carriera di Montella ha preso una deriva poco incoraggiante. E dire che era partito benissimo, con il vento in poppa e il pollice alzato della critica. Ma il Montella degli ultimi anni ha collezionato esoneri (Milan, Siviglia, Fiorentina), provando e riprovando a rimettersi in gioco, senza tuttavia riuscire a ritrovare il magic touch di inizio carriera, quando fece il salto dalla Primavera della Roma alla prima squadra e da lì - dopo una buona tappa a Catania - alla Fiorentina, in un triennio segnato da tre quarti posti, piazzamenti eccellenti e che a tutt’oggi sono il meglio di quanto espresso dalla Viola negli ultimi dieci anni. Però parliamo di un allenatore giovane - ha solo 47 anni - che ha ampiamente dimostrato di saper fare il suo mestiere. Montella prende una squadra che fino a ieri era allenata da Samet Aybaba, 66 anni, ex colonna del Besiktas negli anni 80 e in panchina da ormai trent’anni.

    Quello di Montella sembra un film, «Ricomincio da capo». Qualcosa è andato storto ultimamente, certo. L'ultima panchina risale a due anni fa, quando a Natale del 2019 venne esonerato dalla Fiorentina (Iachini al suo posto) dopo un 1-4 al Franchi contro la Roma,. Erano passate 17 giornate e il bilancio parlava di 4 vittorie, 5 pareggi e 8 sconfitte, 17 punti per un misero 15° posto, a -2 dalla zona retrocessione. L'anno prima era subentrato a poche giornate dalla fine a Stefano Pioli, salvando la squadra solo all'ultima giornata dopo un filotto di cinque sconfitte consecutive che aveva fatto temere il peggio, grazie ad uno 0-0 alla camomilla contro il Genoa. Nelle sue sette partite sulla panchina viola, Montella non ne aveva vinta nemmeno una eppure (misteri del calcio) era stato confermato dal nuovo proprietario, Rocco Commisso. Non gli era andata meglio al Siviglia, prima esperienza all'estero da allenatore (da giocatore era stato per un breve periodo al Fulham): subentrato in corsa, era stato cacciato dopo quattro mesi, quando il campionato stava entrando nel vivo. Se è stata discreta la sua prima stagione al Milan (portato al 6° posto, Europa League conquistata e vittoria ai rigori nella Supercoppa disputata a Doha contro la Juventus), grande delusione l'anno successivo, chiuso con un altro esonero dopo 14 giornate (Gattuso al suo posto). Era il Milan di Bacca e Mati, Kucka e Suso, Bonaventura e Paletta, una squadra in effetti poco più che mediocre. Nel campionato precedente Montella aveva accettato in corsa la Sampdoria: 26 panchine e 14 sconfitte, bilancio sconfortante anche lì.

    Due anni dopo, rieccolo. La sua parabola somiglia a quella di altri tecnici che sembravano pronti per il grande salto e che invece - alla prova dei fatti - sono inciampati, tra equivoci e scelte affrettate. Pensiamo a Di Francesco e Giampaolo, per esempio. In Turchia l’Aeroplanino proverà a far decollare una carriera che nelle ultime stagioni è volata bassa, come un aereo che non riesce ad alzarsi in volo. Quale sia il vero Montella, quale sia la sua statura, quale sia il suo spessore - sinceramente - non l'abbiamo ancora capito. Forse ha bisogno, dopo troppi intoppi, di rimettersi in discussione. La Turchia, dunque. Eppure di Montella - fino a pochi anni fa - si parlava come di un predestinato. Il problema - lo diciamo in generale, allargando il discorso dal calcio alla società - è che siamo circondati da troppi predestinati.

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