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    L'avvocato Grassani a CM: 'Concludere la stagione col "sacrificio" dei calciatori, ecco come'

    L'avvocato Grassani a CM: 'Concludere la stagione col "sacrificio" dei calciatori, ecco come'

    • Carlo Pallavicino
    Ospite, in esclusiva, di Calciomercato.com, l’Avv. Mattia Grassani, massimo esperto di diritto sportivo, con il quale affrontiamo volentieri una chiacchierata a 360 gradi sulla situazione del calcio italiano ed europeo, colpito dall'emergenza coronavirus.

    Avvocato Grassani ci spiega cosa si devono aspettare i tifosi, gli abbonati, gli atleti e tutta la galassia che ruota attorno al calcio, dopo 10 giorni dall’ultima partita giocata?  
    "Innanzitutto ci si deve armare di pazienza, non farsi travolgere dall’ansia e prendere atto che ad eventi eccezionali si risponde con misure eccezionali, nella vita come nello sport. Intendo dire che, in attesa del decremento del contagio e del contenimento della diffusione del virus, sarebbe opportuno iniziare preparaci per il ritorno alla normalità, facendo i compiti a casa".

    Ovvero?
    "Partiamo con il dire che il tempo, a mio avviso, non è tiranno né diventerà un ostacolo insormontabile per il nuovo big bang del calcio nostrano ed europeo. Ci sono tutte le condizioni per completare ogni categoria e campionato professionistico del pallone, specie dopo la decisione dell’Uefa di spostare l’Europeo al 2021".

    Come giudica la decisione di Ceferin, il Presidente dell’Uefa?
    "Importantissima, restituisce un po' di ossigeno alle 55 Federazioni affiliate alla Confederazione continentale. Fino a ieri vivevamo tutti con il fiato dei Campionati Europei sul collo, di fronte al dogma dell’immodificabilità delle date della seconda manifestazione per importanza dopo i Mondiali. Ci dicevano che era molto complesso cambiare programmazione a pochi mesi dall’inizio del torneo, che non era mai successo prima, che il business non lo consentiva, ma alla fine ha prevalso il buon senso. Una scelta anche molto coraggiosa, di cui va dato atto al nuovo presidente della UEFA, Aleksander Ceferin, molto risoluto nonostante il prezzo da pagare sarà alto, direi incalcolabile". 

    A cosa si riferisce?
    "Non possiamo stimare, adesso, quante cause milionarie subirà la Uefa, le transazioni sanguinose che firmerà con i partner insoddisfatti, la perdita di contratti a cui andrà incontro, oggi siamo solo in grado di dire che ha prevalso il senso della realtà ed il rispetto per le persone piuttosto che del business. Non va nemmeno escluso che il posticipo di un anno possa aprire ad un calcio più green, a dimensione d’uomo e meno succubo degli sponsor e dei network televisivi. La linea è tracciata, basta consolidarla e, soprattutto, volerla consolidare".

    E l’impatto del rinvio in chiave europea sul campionato italiano quale può essere?
    "Fondamentale, come anche la postergazione della Finale di Champions, dove, non dimentichiamocelo, abbiamo 3 formazioni in gara di cui una, l’Atalanta, già qualificata tre la prime 8. Facendo un paragone di sicura suggestività, è come avere restituito 10 anni di vita ad un paziente in coma i cui parenti stavano chiamando il sacerdote per l’estrema unzione. Intendo dire che, con il rinvio degli Europei, è stato cancellato qualsiasi limite temporale, qualsiasi ostacolo organizzativo-gestionale, ma anche qualsiasi alibi. Quanti soloni, super esperti sentivamo andare dicendo che, ormai, non era possibile completare i campionati, che le posizioni di classifica si sarebbero cristallizzate alla 25esima giornata e, con quella graduatoria, si sarebbero tirate le somme?".

    E adesso, invece?
    "Masturbazioni mentali spazzate via dal vento come coriandoli, discorsi votati al pessimismo sciolti come neve al sole. Adesso, però, l’ordinamento sportivo, e con esso intendo tutte le componenti, società, atleti, tecnici, dirigenti sportivi, devono fare quadrato e remare tutte nella medesima direzione. Ciò significa anteporre il bene comune, ovvero la ripartenza dello sport, del calcio in particolare, agli egoismi, agli interessi individuali. Senza spaccature, senza conflittualità, fornendo tutti il proprio contributo per accompagnare, con la gioia di un gol, di un gesto tecnico fuori dal comune, la rinascita del Paese. Perché, piaccia o meno, il football, come adesso si trova ai blocchi di partenza, diciamo pure in quarantena, domani può essere uno dei vettori decisivi per lasciarci alle spalle un momento terribile".

    E la Federazione Italiana Giuoco Calcio quale ruolo può giocare?
    "La FIGC è il vero arbitro della partita della rinascita. Non deve faresi trovare impreparata, sarà decisiva rispetto alla direzione che il movimento prenderà. Da questo punto di vista il Presidente, Gabriele Gravina, è una garanzia, dotato di equilibrio raro nel mondo dello sport, ma quando occorre usare il bastone lo fa senza indugiare un attimo. Ed è proprio in un mondo così disorientato, così ferito, così, diciamo pure, disperato, che Gabriele Gravina, forse non troppo appariscente, ma presente quando serve e nel modo che serve, saprà portare la nave del calcio in acque sicure".

    Lo stop prolungato, i mancati incassi, problemi con gli sponsor, diritti televisivi in dubbio, come se la passano le società italiane?
    "Problema centrato e attualissimo. In una valle di lacrime, sangue e sudore, nessuno pensa a chi manda avanti il sistema calcio, ovvero i presidenti. Il fronte dei club in difficoltà è ampio e non conosce categoria e latitudine. Pensi ad un’azienda calcistica che annovera tra 80 e 150 dipendenti in totale ma non può utilizzarli, dovendo, comunque, retribuirli, con gli incassi pressoché azzerati ed elevati costi fissi di strutture. Quanto può andare avanti in una situazione come questa? Il collasso è molto vicino per molti. Sarebbe, quindi, molto importante ed adeguato alla straordinarietà del momento, creare un fondo di solidarietà, con il contributo a fondo perduto dei Club meno colpiti, che venga incontro a chi non è più in condizione di riprendere il torneo. Se al nostro interno non ci si aiuta, rinunciando tutti a qualcosa per sostenere chi è davvero impossibilitato a rialzarsi, di quale sistema stiamo parlando?". 

    Secondo lei alla ripresa, tutto ripartirà da dove tutto si era fermato? 
    "Forse stiamo correndo troppo, perché la ripresa non è ancora all’orizzonte, ma, soprattutto, non dipende solo dal mondo dello sport. Quando la Protezione Civile, il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro competente, Vincenzo Spadafora, altro player di primissimo piano nella ricostruzione, ci diranno che si può tornare a giocare nei parchi, nei palazzetti, nelle palestre, nei campi di tutte le discipline, a quel punto, credo, una folla oceanica, inarrestabile, rientrerà in possesso di ciò che le è stato proditoriamente sottratto. Aggiungo, però, che non sarà né facile né veloce, il male ha mietuto troppe vittime e instillato in tutti noi una subdola e strisciante paura che non sarà facile debellare".

    Cosa ne pensa di Play-off e Play-out?
    "Li considero l’extrema ratio, l’ultima scialuppa di salvataggio da prendere qualora, per cause oggi non prevedibili, nonostante la cancellazione dell’Europeo 2020, non si riuscisse a completare i tornei seguendo il loro fisiologico sviluppo. Il Campionato 2019/2020 è iniziato con un format ben preciso, con determinate regole e formule assolutamente chiare e note a tutti. La mission credo sia portarlo a naturale conclusione in applicazione di questi principi Solo in caso di ulteriori incidenti di percorso, ma ve ne sono stati già abbastanza, direi, rappresenterebbero un’opzione alternativa, per giungere ad un punto finale ed assegnare titoli, qualificazioni europee e stabilire le retrocessioni. Ma non sarebbe più il Campionato di Serie A 2019/2020 che ha preso il via ad agosto scorso, sarebbe qualcosa di diverso".

    I campionati 2020/2021, di Serie A, B e C, avranno lo stesso numero di partecipanti e gironi o si prevedono allargamenti?
    "La domanda non vale 1 milione di dollari bensì molti di più. Le variabili sono talmente tante, affidate a fattori extra-sportivi e non interni che potremmo parlarne per ore senza arrivare ad una sintesi ragionevole. Dico solo che in passato, sempre in circostanze eccezionali, dipendenti però da situazioni endordinamentali, nel campionato 2003/2004, la Serie B passò da 20 a 24 squadre, l’anno successivo, la Serie A da 18 a 20, due stagioni or sono, la B da 22 scese a 19 unità. All’attualità non mi sento di escludere niente, ovvero che, al presentarsi di un problema davvero irrisolvibile attraverso criteri esclusivamente meritocratici, potremmo anche assistere a qualche torneo 2020/2021 in sovrannumero. Ma si tratta, ovviamente, di mere ipotesi".

    Facendo le corse, con un campionato che riprendesse a metà o alla fine di maggio, o anche dopo, concreta è la possibilità che non si finisca entro il 30 giugno. Cosa succederebbe con i calciatori, allenatori, etc?         
    "La ringrazio per avere lasciato in coda la domanda più insidiosa e difficile. Diciamo che senza lavoratori sportivi, non solo quelli che ha nominato lei, ma anche preparatori atletici, direttori sportivi, medici, massaggiatori, le partite non si giocano. Aggiungiamo che se fosse necessario superare il 30 giugno prossimo onde completare le giornate mancanti alla fine della competizione servirebbe, innanzitutto, un provvedimento straordinario del Presidente Gravina di autorizzazione ad una extension della stagione 2019/2020 per 10-15 giorni di luglio. Indi, ed è questo, il profilo più complesso, ma non insuperabile, le 3 Leghe e le Associazioni di categoria (AIC, AIAC, ADISE, AIPAC), con il patrocinio della FIGC, dovrebbero individuare termini e modi per allungare la validità dei prestiti e dei contratti scadenti il 30 giugno affinchè tutti i club partecipino alle partite conclusive con il medesimo organico. Il tutto suggellato da un provvedimento governativo ad hoc. Si tratterrebbe di introdurre una deroga che coinvolge circa 4.000 sportivi professionisti tra Serie A, B e C. Ben poca cosa rispetto ai numeri ed ai problemi del paese". 

    Secondo lei si può realizzare concretamente qualcosa di simile? 
    "Tutto dipende dal momento in cui si ricomincerà a giocare. Solo allora potremo dire se ci sono i tempi per finire entro il 30 giugno o sarà necessario andare oltre. Qualora, però, si dovesse presentare questa esigenza, e, quindi, occorrerebbe normare una fattispecie non prevista dalle Carte Federali, costituirebbe un gesto di enorme serietà e sensibilità di tutti i protagonisti, se calciatori, allenatori, direttori sportivi, preparatori atletici disputassero la finestra del mese di luglio 2020 rinunciando, solo per le poche settimane di extension, a qualsivoglia compenso. Potrebbero così scrivere al mondo intero una stupenda cartolina di generosità italianità: noi giochiamo per lo sport".

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