Calciomercato.com

  • L'asse Coda-Strefezza, le intuizioni dell'immortale Braida: così Lecce e Cremonese hanno riconquistato la A

    L'asse Coda-Strefezza, le intuizioni dell'immortale Braida: così Lecce e Cremonese hanno riconquistato la A

    • Andrea Barbuti
    È stata una serata folle, degna conclusione di una stagione infinita, bellissima, ricca di colpi di scena, apertissima fino all’ultimo istante. È stata una serata folle per il Lecce, che per 45’ ha avuto paura di non riuscire a sbloccarla, folle per la Cremonese, che fino ad oggi aveva quasi perso le speranze, folle per il Monza che ha visto sfuggire la promozione per l’ennesima volta, ancora all’ultima giornata, folle per il Perugia, che battendo proprio il Monza ha regalato il sogno playoff ai suoi tifosi. Sarà una notte lunga, quindi, a Lecce e Cremona, una notte di festeggiamenti. Hanno poche cose in comune, Lecce e Cremonese, una di queste è la denominazione “Unione Sportiva” che appare nel nome ufficiale dei club, ma l’hanno entrambe meritata questa promozione, ognuna alla sua maniera, una dopo due anni, l’altra dopo una vita.

    Serie B, il quadro dei playoff e dei playout

    IL LECCE, DUE ANNI DOPO - La classifica non lo dice, ma in questi ultimi mesi il Lecce l’ha dominata questa Serie B, con i gol di Massimo Coda, capocannoniere per la seconda volta consecutiva (20 reti e 10 assist stagionali) e con le giocate di Gabriel Strefezza, l’altro, giovane, trascinatore del gruppo, che con i suoi 14 gol e 6 assist ha attirato gli occhi di mezza Serie A. La giocherà comunque, a Lecce o altrove, e grandi meriti vanno allo stratega di questo gruppo, Marco Baroni (QUI le sue parole), uno specialista della Serie B che, dopo tanta gavetta (con Reggina, Cremonese e Frosinone), si è finalmente guadagnato l’occasione di allenare nel nostro massimo campionato. L’uomo decisivo, però, quello che con il suo gol scaccia fantasmi ha proiettato il Via del Mare sulla via della Serie A, non poteva non essere lui, Lovro Majer (fino ad allora peggiore in campo), uno dei 5 superstiti della retrocessione di due anni fa, assieme al portiere Gabriel e a capitan Lucioni (facevano parte della rosa anche in terzo portiere Bleve e un giovanissimo Antonio Gallo, oggi a 22 anni puto fermo della difesa a 4 di Baroni). Se la sono guadagnata anche gli altri giovani, Gendrey con la sua corsa, Hjulmand con il suo fosforo in mezzo al campo e il canario ex Real Madrid, Pablo Rodriguez, spesso utile dalla panchina anche se in calo rispetto alla scorsa stagione.

    LA CREMONESE E LE INTUIZIONI DI BRAIDA – Se il Lecce a inizio stagione era una delle favorite, quella della Cremonese assomiglia a un’impresa storica. I lombardi tornano in Serie A 26 anni dopo l’ultima retrocessione (era il 1996 e sulla panchina grigiorossa sedeva un certo Gigi Simoni). Dopo tanti anni di Serie C e qualche stagione mediocre in B, l’uomo della rinascita è stato Ariedo Braida, già fenomenale dirigente del Milan di Berlusconi che proprio al suo precedente datore di lavoro e al suo ex-collega Galliani ha soffiato da sotto il naso questa promozione. Sono state le sue intuizioni a riportare 'la Cremo' in A, a partire dalla guida tecnica, assegnata a Fabio Pecchia (QUI le sue parole) giovane-esperto’ già capace di una promozione sulla panchina del Verona prima dell’esperienza alla Juve U23. Dalla seconda squadra della Vecchia Signora sono arrivati anche due dei giovani leader: il 21enne Fagioli (miglior assistman con 7 passaggi chiave) e il 23enne Zanimacchia, miglior marcatore, con 8 gol, assieme a Ciofani e Buonaiuto. Il resto della, ancora una volta sottolineiamo giovane, colonna vertebrale, ci ha pensato l’Atalanta a fornirla, con il portiere Carnesecchi, il difensore Okoli e il centrocampista, già più esperto, Valzania (tutti in prestito, così come in prestito era anche il 22enne Gaetano – lui dal Napoli – altro elemento chiave dal centrocampo in su). La ciliegina sulla torta è arrivata a gennaio. Samuel Di Carmine, fino ad oggi un gol solo, ha segnato la doppietta che ha spedito direttamente in A la Cremonese, 26 anni dopo l’ultima volta, tre anni dopo la sua di ultima volta, con il Verona, proprio come il suo attuale allenatore.

    Sarà allora festa fino all’alba, in due città ai due lati opposti della penisola, grazie a due squadre che in comune hanno solo la denominazione sociale, ma da oggi condivideranno una sofferta, sperata e meritata promozione in Serie A.
     

    Altre Notizie