L’area ultrà ha deciso:| Genoa, via Milanetto
Le scritte sui muri del Signorini? Una sorta di “cartolina” contenente un messaggio: addio a Milanetto. Dopo il silenzio (voluto) seguito all’ultimo derby e alla polemica per quella frase («Bastardi») che i tifosi hanno letto sul labiale di Omar Milanetto, senza perdonarla. Le scritte contro una delle bandiere del Genoa non sarebbero quindi lo sfogo di elementi isolati o di quell’area di tifoseria più giovane che, pur inserita nell’alveo ultrà, ogni tanto assume iniziative autonome. Proprio no.
A scegliere, con un confronto interno, la linea sono state le diverse realtà ultras dopo il derby. Silenzio e nessuna contestazione a partire da Lazio-Genoa sino alla fine del torneo, poi si sarebbe deciso. Meglio, la decisione in qualche modo era già stata presa. E per rivelarla è stata attesa la ripresa.
In sostanza l’area ultrà, racchiusa soprattutto nella Nord, non gradisce più Milanetto a Genova. Magari con un po’ di sofferenza, visto lo spessore del personaggio: corsaro, pilastro di diverse stagioni, si è sempre fatto trovare pronto nei momenti in cui la squadra e il suo centrocampo ballavano. Ed è stato degno di ricevere lo scorso anno uno dei premi più significativi per valore sociale e umano, quello deciso dai ragazzi della città vecchia che ruotano attorno ai Children e al loro centro di attività sociale “I caruggi”.
Adesso la Nord, i gruppi ultrà dicono stop. Eppure le scuse di Milanetto, 36 anni a novembre, c’erano state: la frase era legata alla foga e alla tensione del derby e alle contestazioni dopo il pari della Samp («Il derby non si regala»), i sospetti di una “pastetta” e il coro prima di festa poi irridente («Boselli non lo sapeva») dopo il gran gol dell’argentino che diede il derby al Genoa e, di fatto, la B alla Samp. Ma per i tifosi sono state scuse di “plastica”, diplomatiche, spinte dalla società dopo che lo stesso Milanetto respinse al mittente le critiche alla luce della sua carriera e del suo (indiscutibile) impegno nel Genoa.
Ironia del destino, il passaggio decisivo a Boselli, ribattezzato “il retrocessore” per il gol alla Samp, fu proprio di Milanetto. Mesi dopo il rapporto, che era stato congelato, viene chiuso dall’area ultra: nessuno, in sostanza il loro pensiero, si era mai permesso di insultarci così. Le scritte sono state un “avviso”, dopo che questa area di tifoseria aveva atteso una eventuale cessione. Non è da escludere che la contestazione possa salire sino al ritiro di Neustift. La società, ufficialmente, dice che Milanetto non va via (ha offerte da Novara, Siena, Torino, Livorno, Lugano). Il suo procuratore, pure. Milanetto avrebbe però chiesto di andarsene. Orgoglioso quanto i suoi (quasi ex?) tifosi, non aveva accettato accuse e critiche in quel derby e alla sua storia con il Genoa. E, tantomeno, accetta ora quelle cartoline scritte sui muri.