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L'anomalia di Lucas Leiva: un giocatore essenziale, che in pochi hanno
Lucas Leiva è un'anomalia totale, nel senso che sfugge a tutte le classificazioni e agli stereotipi che per pigrizia si è portati a associargli. È un brasiliano di grande sostanza e dinamismo, senza che ciò corrisponda a assenza di qualità. Piuttosto, Lucas Leiva garantisce una qualità di foggia diversa: l'essenzialità. Tocchi rapidi, esecuzione pensata in netto anticipo, errori ridotti al minimo. Ciò non significa che non sia in grado di tenere palla, se occorre. Si provi a portargliela via quando non la smista subito, o a intercettare un suo passaggio. Difficile la seconda, difficilissima la prima. L'altra qualità sopraffina di Lucas Leiva è la capacità di marcare il pallone. Nello spazio fra le due trequarti il brasiliano si trova regolarmente in prossimità del punto in cui la traiettoria viaggerà. Un radar naturale.E si tratta di una qualità che apparteneva ai metodisti di una volta, andata progressivamente persa con l'applicazione dell'organizzazione scientifica del lavoro di squadra comandato dalla zona, che impone ai centrocampisti la minor libertà di movimento possibile. Più sacrificati dei laterali e di molti centrali di difesa. Merito di Inzaghi l'avergli dato libertà d'inseguire l'istinto da incontrista. Un istinto che il calciatore brasiliano asseconda grazie a una propensione al moto perpetuo che è una delle sue cifre più rilevanti.
È stato impressionante osservarlo durante una fase di gioco fermo, a metà ripresa. Lucas Leiva smaniava, non riusciva a arrestarsi e rifiatare. Impaziente che il gioco riprendesse, percorreva da destra a sinistra e viceversa un francobollo di cinque metri di campo, in prossimità della linea centrale. Ciò fa sì che egli finisca per essere sempre nel pieno della mischia. Lì dove c'è da affondare il contrasto, e se necessario da compiere il fallo tattico. Serve mestiere anche per quello. Commetterlo facendo in modo che non sia eclatante, ché altrimenti il rischio di saltare cinque-sei gare a campionato per somma d'ammonizioni diventa reale. Ieri sera s'è avuto un saggio di questa abilità a metà ripresa. Situazione da calcio piazzato per la Lazio in prossimità dell'area viola, difesa della Fiorentina che rintuzza l'assalto e Ribery pronto a ripartire sui propri sedici metri. L'avversario più forte che sta per mettere in moto il contrattacco sfruttando novanta metri di campo aperto. Ma Lucas Leiva è già lì a affondare il tackle. Fallo e azione stroncata sul nascere. Ma è anche un fallo non plateale, da contatto ravvicinato e non da tackle appariscente e scomposto, ciò che avrebbe chiamato il cartellino giallo. I due, a terra, si sono guardati e aiutati reciprocamente a rialzarsi. E dalla tribuna si è percepito chiaro un senso cavalleresco di mutuo rispetto, fra i due calciatori d'altra categoria rispetto ai restanti venti in campo. Sarebbe stato bello assistere a quel duello fino all'ultimo secondo del tempo di recupero. Ma purtroppo Vincenzo Montella continua a sostituire il francese, per motivi noti a lui soltanto.
Un ultimo aspetto, di carattere estetico, da sottolineare nella figura di Lucas Leiva. Le scarpe nere, così démodé nell'epoca che vede i calciatori indossare calzature coloratissime e iper-griffate. Quelle scarpe nerissime comunicano un Effetto Piedone che fa sembrare ancora più tentacolare la capacità d'intercetto del brasiliano. E proprio il piedone, e la capigliatura bionda, e il dinamismo inesauribile, e quella fisionomia così tedesca più che brasiliana, ci richiamano alla mente un grande del passato: il tedesco Günter Netzer, ex Borussia Mönchengladbach e Real Madrid durante gli Anni Settanta. Ma lui è Lucas Leiva, il calciatore che in termini di calciomercato sta mostrando il più alto rapporto qualità-prezzo registrato negli anni più recenti. Un giorno ricorderemo lui come oggi ricordiamo il tedesco degli Anni Settanta.
@pippoevai