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    L'analisi di Katia Serra: Juventus-Inter, una partita dai due volti

    L'analisi di Katia Serra: Juventus-Inter, una partita dai due volti

    Nel posticipo tra Juventus e Inter c'è stata una partenza killer dei bianconeri, che hanno premuto sull'acceleratore provando a sfondare sopratutto sulla sinistra difensiva dell'Inter. Juan Jesus e D'Ambrosio slegati, non supportati da Kuzmanovic e portati fuori posizione dal continuo movimento di Llorente che li distanzia. E' lì che la Juve ha costruito l'1-0 grazie anche a una magia di Vidal, ma già prima si era resa pericolosa con quei movimenti. Fin troppo consapevole dei propri mezzi, dopo un avvio energico, abbassa temporaneamente i ritmi per poi rialzarli in un primo tempo di grande qualità.

    A centrocampo i padroni di casa hanno superiorità numerica con Vidal a tutto campo, che spende moltissimo per poi uscire esausto nella ripresa. Nel 4-3-1-2 juventino, che diventa un 4-4-2 in fase di non possesso, è inedita la posizione di Pirlo, che gioca ancora più basso del solito, lavorando molto sulle linee di passaggio e recuperando numerosi palloni, muovendosi tra Bonucci e Chiellini, a cui la Juve affida la regia, in particolare con le verticalizzazioni alle spalle della linea difensiva.

    Sia sul centro-destra dietro (Ranocchia e Campagnaro), che sul centro sinistra tra Juan Jesus e D'Ambrosio, hanno provato a mettere numerosi palloni creando non pochi problemi difensivamente, dove troppi errori individuali hanno fatto correre pericoli alla porta di Handanovic.

    I tempi di gioco sono fondamentali e, nel primo tempo dell'Inter trovare chi riesce a rispettarli diventa un'impresa. In difficoltà sotto l'aggressività degli agguerriti juventini, i limiti tecnici di Medel, che regista non è (e lo si sa da tempo), Kovacic, innamorato del pallone, con lo stesso Hernanes, che porta sempre palla (anziché provare una giocata di prima intenzione), sono lo specchio di una squadra in grande difficoltà a manovrare.

    Il pressing in avanti, il baricentro alto della squadra, richiede una condizione atletica eccellente che l'Inter attuale non ha. Nonostante un avvio difficile, il merito degli uomini di Mancini è stato quello di essere rimasti mentalmente in partita e, con l'ingresso in campo di Podolski e l'arretramento in mediana di Guarin al fianco di Medel, ha dato più equilibrio alla squadra, davanti un avversario calato vistosamente e che ha smesso di aggredire i portatori di palla.

    È emerso chiaramente che, senza grande pressione,l'Inter è più sicura nel palleggio e ha avuto il merito di approfittare di un errore difensivo per pareggiare. Sia la concessione dell'1-1 di Bonucci a Icardi, che la mancanza di aggressione sull'assist di Guarin, come l'errore di Buffon, hanno galvanizzato la squadra, che ha sprecato la possibilità di segnare ancora (soprattutto a causa dell'egoismo di Icardi). Certamente la scarsa propensione al movimento senza palla (abbinato alla contromossa che con Podolski e Hernanes ha costretto Lichtsteiner ed Evra a rimanere bassi e a non creare più la superiorità numerica), ha evidenziato il solito limite juventino: l'incapacità di chiudere la gara in una serata in cui aveva in mano la partita.

    Complessivamente il tacco di Vidal, il tuffo di Handanovic, l'elastico di Pogba, sono gesti tecnici che hanno impreziosito una partita agonistica, che però non riesce a essere continua nell'intensità, dimostrando ancora una volta quanto sia necessario crescere sotto questo aspetto. Inoltre, il miglior nerazzurro in campo è stato l'italiano D'Ambrosio, dimostrando che è più opportuno puntare sui giocatori nostrani anziché importare stranieri che non fanno la differenza.

    Katia Serra
     

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