L'affare Pogba guidato dallo sponsor
Fateci caso, mai era capitato che un colpo di queste dimensioni (120 milioni in ballo) risultasse così metabolizzato dall’opinione pubblica, da lasciare ormai quasi tutti se non indifferenti comunque consapevoli dell’esito finale che ancora non è stato ufficialmente svelato. O meglio: il fan bianconero dà per scontato che Pogba sia sul punto di partire. Lo fa da mesi. E dopo il botto Higuain non se ne preoccupa più del dovuto. Con Pogba via, la Juve dovrà “semplicemente” individuare un sostituto di qualità a centrocampo, un mediano con caratteristiche fatalmente diverse ma in grado di dare sostanza anche a un gioco diverso (Matuidi?). E la squadra rimarrà al top. Se poi Pogba dovesse clamorosamente restare, tanto (tanto) meglio. Ma il fatalismo regna sovrano. Per un colpo che avrebbe cifre record.
Tutto questo perché l’affare in oggetto è entrato da tempo in una specie di limbo indotto, fermo in una sosta programmata e telecomandata che ha lasciato spazio a una serie di iniziative social chissà quanto casuali. Secondo un’interpretazione condivisa dal buon Nino Ori, analista delle vicende bianconere via web (juveatrestelle.it), si tratterebbe appunto di una geniale trovata di marketing. A conferma della tesi, una serie di situazioni mediatiche inconsuete. L’ultima la più clamorosa: una foto postata da un fan in un ipotetico store parigino, in primo piano la prima e la seconda maglia della Juve con il numero 10 e con il nome di Dybala, ovvero non di Pogba. E il commento: tutto già deciso. Clamore e retwitt, poi spunta una foto dove le stesse maglie hanno il nome di Pogba sopra il dieci. Bufala?
Qualche giorno prima era circolato un video in cui lo stesso Pogba, dopo un concerto di Drake al Madison Square Garden, regalava la sua maglia della Juve al rapper, con autografo. Con il benestare dello sponsor tecnico, ovviamente.
Mentre sui canali sportivi la vicenda ristagna in attesa dell’ufficialità, ci hanno pensato i protagonisti a ravvivarla: ad esempio Mourinho con le sue mezze rivelazioni (“stiamo per fare un colpo a centrocampo”). Superfluo ricordare come il tecnico portoghese sia stato nominato dallo sponsor in questione suo “ambasciatore nel mondo”. Oppure i tifosi/clienti con immagini rubate allo stesso Pogba, vedi il ragazzo che a New York intercetta il francese in partenza davanti all’albergo (mentre indossa una canotta con le tre strisce) gli strappa un autografo su un pallone (chissà come mai al seguito e chissà perché sempre con le tre strisce in evidenza) e anche una frase che alimenta il giallo: “In Champions con la Juve? Sì”.
Tanti indizi per un tormentone di mercato classico nella sostanza ma del tutto inedito nelle modalità. Con i guru di cui sopra che abilmente interagiscono con la cronaca, mescolando azioni promozionali al racconto sportivo. Fino allo spot della campagna #firstneverfollows, il blah blah blah che in qualche modo si prende gioco dello stesso clamore mediatico di cui Pogba e il suo brand si nutrono: non date ascolto alle voci. E intanto per un frame compare lo stemma del Manchester United. Mentre l’ineffabile Mino Raiola commenta, sempre su twitter: “No deal, lots of bla bla bla”, senza acca.
Ora siamo al gran finale. Pogba è atteso domenica a Vinovo. Ma in mattinata – dicono i tabloid – Juve e Red Devils hanno definito gli ultimi dettagli. E l’annuncio sarebbe atteso proprio entro domenica. Il Real Madrid, nel caso, si consolerà con il rinnovo contrattuale con Adidas (sì, lo sponsor) da 140 milioni a stagione. C’è ancora tempo per un ultimo spot: creativi a tre strisce, scatenatevi. E poi liberateci.