Krasic spaventa le spie dell'Inter
Freccia serba.
Krasic l'indisciplinato, testa bassa e avanti tutta: il talento irruente che spaventa le spie di Benitez.
Stabilmente in attacco, spesso si dimentica di rientrare. Ma la Juve non può fare a meno di lui.
La fascia destra del campo è casa sua. Anche se ieri sera per segnare il primo gol ha dovuto traslocare dalla parte opposta. Una casualità, infatti il secondo pallone alle spalle di Agazzi l'ha spedito dal settore che ama di più. In quella zona Milos Krasic ha preso residenza fissa da tempo, da quando lasciò il Kosovo per andare al Vojvodina, la squadra che l'ha lanciato. Testa bassa e pedalate possenti. Un pregio che a volte diventa anche un limite perché il biondo ha una visione molto personale del calcio. Per lui diventa qualcosa di assolutamente individuale, dimenticando che attorno ha altri nove compagni e ci sono schemi di gioco da rispettare. Un gioco che entusiasma i tifosi, che l'hanno già eletto a idolo, a protagonista della faticosa riscossa. Ma che tormenta il suo allenatore, costretto a ricordargli ogni cinque minuti che non è offensivo rientrare a protezione delle difesa.
Un avvertimento indispensabile, perché Krasic ha delle amnesie, dei vuoti di memoria tattici. Dimentica quanto Del Neri gli spiega in allenamento e cioè che non si può stare in pianta stabile laggiù nei paraggi dell'area avversaria. Altrimenti se ci si dimentica che esiste anche la fase difensiva, poi si prendono i gol che la Juve sta incassando a ritmo allarmante dall'inizio del campionato. Comunque, secondo il Del Neri pensiero il serbo ha più qualità che difetti e sabato si è spinto a dire: «Non siamo Del Piero dipendenti, ma Krasic dipendenti». Un complimento pesante che segnala ancora una volta la stima del tecnico bianconero verso l'esterno costato 15 milioni e strappato al Cska Mosca dopo un mese di logorio nervoso. Non è che Del Neri ami più gli sgobboni di chi ha piedi raffinati, tuttavia è chiaro che per il tipo di gioco che Gigi il friulano conosce meglio, Krasic è essenziale. Quando diventerà anche più disciplinato, sarà davvero inamovibile.
Titolare in tutte le prime cinque partite del campionato, la «Freccia serba» (copyright curva Scirea) viaggia spedito verso una prima stagione che, per quanto sia ancora tutta da decifrare sia per la Juve, che per lui, può riservargli parecchie soddisfazioni. Non era stato presentato come un goleador, Milos, dicevano che non avesse neppure un tiro irresistibile. Qualcuno si sbaglia sempre. Lo dimostra la potenza con cui ha colpito il pallone sulla prima rete, mentre per il bis e il tris ha scelto strade diverse: un tocco ravvicinato e infine una conclusione angolata dopo una serpentina alla Tomba. Tutto il meglio del repertorio in una volta sola. Quello che in lui si fa apprezzare è la mancanza di timidezza nel provare giocate anche difficili. Per il 4-1 si è avventurato in un'area affollata, scheggia impazzita in mezzo ad avversari nettamente sorpresi dalla sua faccia tosta. E per la terza volta è sparito sommerso dagli abbracci della curva, con cui ha festeggiato a modo suo la seratona.
Così piace alla folla che rivede in lui il Nedved dell'epoca scudettata. Le galoppate chioma al vento sono le stesse del ceco che ora segue la Juve dalla tribuna. Gli mancavano quelle conversioni verso il centro che spesso rendevano Pavel imprendibile e destabilizzante per gli avversari. Dopo ieri sera anche questa lacuna pare colmata. A Udine aveva regalato a Quagliarella e Marchisio due assist perfetti. Ieri sera ha lavorato meno del solito per la collettività, ma non gli si può rimproverare nulla dopo una partita in cui prima ha lanciato la Juve verso il vantaggio e poi ha rimesso in piedi la sfida che i soliti errori difensivi avevano messo in discussione. In tribuna c'erano gli ex interisti Bedin e Moro, osservatori di Benitez. Magari non sarà neppure questo Krasic a mettere paura all'Inter, ma lui si è portato avanti con il lavoro.