Krasic:| Provvidenza della Juve
I bianconeri dipendono dall'ala serba, ancora una volta decisiva: "Stavolta il gol non è bastato".
Provvidenza Krasic: si alza dalla panchina e sveglia la Juve.
«Siamo tutti Krasic», fu lo spot di Gigi Del Neri, tanto per indicare la mentalità giusta mentre s'avvicinava l'Inter. Magari fosse così, veniva da pensare durante il primo tempo di ieri sera, dentro una glaciale Red Bull Arena: senza il serbo, chiamato ai box dopo nove partite filate, la Juve era orribile, spinta dal Salisburgo sul ciglio dell'eliminazione dall'Europa League. Milos ci ha messo un paio di minuti, ma per davvero, a ripianare la questione. Innestato per Pepe, ha buttato dentro il primo pallone che gli hanno armato tra i piedi: di fisico, s'è levato di dosso la fastidiosa marcatura di Hinteregger, quindi ha segnato raccogliendo il lungo cross di De Ceglie. «Sono felice di aver segnato - dirà alla fine - mi spiace solo che che il gol non sia servito per la vittoria». One man show.
Del Neri ha così rinnovato lo slogan: «Krasic è difficilmente sostituibile, soprattutto in questo momento. Anche se vorremmo diventare dipendenti dalla Juve, non da lui, giocare da squadra». La ripresa l'ha scritta il biondo. Dopo il gol ha infilato due nemici in slalom, a velocità pazzesca, come fosse a Kitzbuhel. Alzato lo sguardo, ha centrato un gran pallone per Amauri e Del Piero, e la deviazione è finita fuori di poco. Per la scena successiva ha scelto il monologo, tentando di fabbricare assist e gol, ma alla fine di uno scatto tremendo, ha sparato alla luna, davanti al bersaglio. In ogni caso, altra musica.
Del Neri ci ha messo un attimo a capire che quella era l'unica via di uscita. Appena preso gol, s'è girato verso la panchina e ha spedito il serbo a scaldarsi: dopo la pausa era già in campo a sprintare. E segnare. Il quarto gol stagionale, primo in Europa League, dopo la tripletta rifilata al Cagliari. Dona confetti agli altri e se li scarta da solo. Milos ti da una bella mano. Corre, è duro da sbattere giù e salta l'avversario: come la cara vecchia ala, specie in via d'estinzione. Qualche tempo fa, frainteso o meno, Del Neri quasi s'arrabbiò sull'affermazione di una Juve «Krasic dipendente». Nel calcio non funziona così, era la lezione di Gigi: «Nella Juve sono tutti importanti». Vero fino a un certo punto: capita che ci siano giocatori un po' più uguali di altri.
Discriminazione per talento, mica diritti umani violati. Così, durante la ripresa, il tecnico bianconero ricompone l'assetto che aveva funzionato: Melo in mezzo, Marchisio a sinistra, e Milos a destra. Stavolta però, il miracolo non c'è. Alla fine restano un paio di tifosi slavi, con la bandiera della Serbia che lo chiamano: ci sono idoli anche in mezzo a un pareggio.