Kolo Muani segna, Vlahovic resta a guardare. Ma la gestione di Motta fa comunque discutere

• Cristiano Corbo
• 15 minuti fa
• 16

Possiamo iniziare con una banalità, per di più abusata in milioni di contesti: un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova. Agatha Christie ci dà un assist perfetto, più del filtrante di Nico Gonzalez che scatena la corsa di Kolo. Ci fa fare proprio gol, un tap in di rapina, una girata al volo, un destro scaraventato in porta su errore del difensore. Che poi sono tutti i modi in cui Muani è andato in gol: di bellezza, da bomber puro, da fortunato presidio d'area di rigore. Cinque gol in tre partite, un bottino che mette da parte i migliori in maglia Juve, quantomeno per primissime impressioni: nessuno ha fatto meglio di lui, e nemmeno quanto lui. Alla terza partita, svelato il segreto di ciò che mancava a Thiago Motta: un bomber seriale. 

LA SCELTA FORTE - Quella che soltanto poco fa veniva considerata una "scelta forte" da parte di Thiago Motta, in questo momento è semplicemente una decisione legittima. Estremamente legittima. Il campo ha dato la controprova di ciò che l'allenatore bianconero ha sempre pensato della sua fase offensiva: a tratti bella, a tratti troppo incentrata su un giocatore che faticava a muoversi tra le richieste dell'allenatore e ciò che immaginava potesse essere più importante per se stesso. Quando ha sentito terra bruciata attorno, Vlahovic non ha più pensato alla squadra, cosa che invece Kolo ha fatto sin da subito. Mettendoci in più i gol, aggiungendo pure quel carattere - mite, però forte - che serviva sotto porta. La freddezza di chi sa controllarsi. 

SOLO MUANI - La grande differenza forse sta proprio lì, e chissà se è solo un momento o se è una regola ormai universalmente accettata. Il francese fa gol a grappoli, e in ogni maniera. Dusan si è fermato ai colpi straordinari dimenticandosi della buona stella che accompagna i più grandi numeri nove: semplicemente, ha pensato di dover essere più forte di tutto, specialmente della sorte, e si è perso nelle intenzioni di una stagione in cui si giocava tanto il presente quanto il futuro. Tradotto: la testa è sempre stata pesante, mentre quella di Kolo è invece leggera come una piuma. O come una sua accelerazione. La speranza è che ora coinvolga pure i compagni con quest'entusiasmo, e le vittorie aiuteranno. Il timore però è che possa essere solo, esattamente come a Como. Come se non fosse stato ancora ingabbiato dalle richieste dell'allenatore, nel post partita subito pronto a evidenziare un fattore: "I gol vanno bene, ma la prestazione di un centravanti è composta da tante cose". Che non fosse soddisfatto della prima pressione?  

E DUSAN? - Era già successo con Vlahovic, del resto. Dai primi ed enormi complimenti per metterlo al centro della scena, all'ultima - di scena - in cui DV9 si alza dalla panchina per rientrare negli spogliatoi dopo l'ultimo cambio e dopo aver realizzato che a Como non avrebbe messo piede sul terreno di gioco. Poi è tornato. E ha festeggiato. Il primo ad abbracciare Kolo Muani dopo il 2-1 che vale molto più dei tre punti e scava sulle insicurezze della Juve per trovare un po' di acqua potabile, ossigeno purissimo. Ma Dusan? Perché nessuno pensa più a Dusan? In realtà, Motta ci pensa. Eccome. Magari già per la Champions. O magari per le prossime partite in cui vorrà aumentare il peso offensivo, affiancando il bomber di oggi con quello di ieri. La gestione, a prescindere, è evidente lacunosa. Si salva solo per la vittoria. Con pari o sconfitta, sarebbe stata nell'occhio del ciclone. E' la solita, vecchia storia. E la raccontava Agatha Christie: nel caso di Vlahovic sono 4 indizi per 4 panchine. Siamo oltre alle prove certe: è fuori dal progetto Thiago.

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Def Junior

56 minuti fa

La Juve ha fallito nel mercato, soprattutto il suo Top, Koopmainers e per adesso un totale Flop,,...

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