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    L'ex 'perdente' Klopp ha già vinto la Premier, ma non per merito suo. Il Leicester non vale l'Atalanta

    L'ex 'perdente' Klopp ha già vinto la Premier, ma non per merito suo. Il Leicester non vale l'Atalanta

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Il Liverpool dell'ex perdente Jurgen Klopp (ringrazi i dirigenti dei Reds che lo hanno aspettato per cinque anni senza veder neanche mezzo trofeo) ha vinto la Premier League quando non è ancora finito il girone di andata. Da ieri sera la capolista ha più tredici sul Leicester (disintegrato a domicilio con un 4-0 inequivocabile), in attesa di vedere cosa farà questa sera il Manchester City in casa del Wolverhampton. Comunque vada, non succederà niente, perché il Liverpool, che resterebbe a più undici nel caso di un successo del City, ha anche una partita da recuperare.

    Dunque il campionato inglese è finito perché, come ebbi modo di scrivere, il City si è buttato via con troppa fretta (a fine novembre era già fuori dai giochi) e le altre squadre, pur avendo speso poco meno del Liverpool (che ha investito una fortuna nell'ultimo anno e mezzo), non sono per nulla competitive.
    Ora tutto condurrebbe a scrivere che la Premier non è più, e da molto tempo, quel torneo inarrivabile che taluni ancora descrivono. Dice: ma il Liverpool, oltre che campione d'Europa, è appena diventato campione del mondo. E allora? Basta scorrere l'albo d'oro del Mondiale per club per scoprire che a vincere sono state, a larghissima maggioranza, le squadre europee.
    Dove sarebbe allora la prodezza, visto che sia in semifinale che nella finale, decisa ai supplementari da Firmino, il Liverpool ha faticato?

    E come si fa a definire quella di Klopp la squadra più forte del mondo se nel girone di Champions League è passata sì da prima, ma soltanto vincendo l'ultima gara, e ha lasciato allo scombiccherato Napoli ancelottiano ben quattro punti su sei?

    La realtà è che retorica ed esagerazione accompagnano non solo il giornalismo italiano, ma anche quello anglosassone (che ha prodotto oscenità come i tabloid) e che Klopp gode di una fama superiore ai suoi meriti.

    Ha vinto una Champions, contro il più perdente degli allenatori del globo (Pochettino), ma in tutti questi anni ha solo avvicinato il successo in Premier. Il Liverpool ci riuscirà dopo trent'anni, ma pochi sono disposti ad ammettere che fino alla fine della passata stagione, Klopp aveva sempre fallito.

    Ora, invece, trionferà per palese mancanza di avversario. Il Leicester non vale l'Atalanta (anzi, mi scuso con i bergamaschi per il confronto), ha giocatori di una mediocrità sconfinata (su tutti il presuntuoso Maddison), tranne Vardy e il portiere Kasper Schmeichel.

    Il Liverpool, al contrario, può contare su giocatori di primissima qualità e su una panchina altrettanto fornita. Non ci voleva un genio per dare un'organizzazione di gioco fondata sul possesso,  sulle giocate al massimo a due tocchi e sulle combinazioni in velocità. Quanto al gegenpressing non è certo un'invenzione di Klopp (lo utilizza anche Guardiola e molti altri), la differenza sta nella qualità degli interpreti.

    Attaccare i difensori del Leicester quando affrontavano un'impacciatissima costruzione da dietro è stato quasi scolastico. Non è arrivato subito il gol perché gli attaccanti del Liverpool hanno sciupato, ma la distanza di qualità (fisica, tecnica, agonistica) era evidente. E quando Firmino, su cross di Alexander Arnold, ha anticipato il compagno di squadra Salah e battuto Schmeichel si è capito come sarebbe finita.

    Il Leicester non ha tirato mai in porta, ha passato poche volte la metacampo e, quando è accaduto, ha perso presto palla. La squadra di Brendan Rodgers è in caduta verticale da settimane, non solo nei risultati, ma  soprattutto nelle prestazioni. Per batterla non serviva una partita superlativa, ne bastava una normale, come, in fondo, è stato il primo tempo del Liverpool.

    Tuttavia il dominio è diventato goleada negli ultimi venti minuti, cioé quando Origi è subentrato a Salah e Milner a Keita. A decretarla il rigore, assegnato da Oliver, per un fallo di mano di Soyuncu da calcio d'angolo. Milner, al primo pallone toccato, ha trasformato dal dischetto. Quindi è stata la volta dello show di Alexander Arnold che ha devastato la fascia sinistra – destra per lui che attaccava – del Leicester. Prima (74') ha mandato in gol ancora Firmino. E poi (77) ha concluso a rete una rapidissima ripartenza. Totale per l'esterno: due assist e un gol. Un portento.

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