Kharja: 'Su di me tanti insulti razzisti'
Una stagione tormentata, ai limiti del sopportabile. Houssine Kharja è stato spesso bersagliato dai tifosi della Fiorentina. La preda preferita. Ma il marocchino non ci sta e sceglie TuttoMercatoWeb per raccontare le sue verità. Perché Kharja non è stato il male di una Fiorentina che ha vissuto una stagione tutt'altro che esaltante. Anche se ci ha messo del suo, per esempio domenica, quando s'è sfogato contro un tifoso.
E non tutta la tifoseria, vero Kharja? "Sì, esatto. Voglio chiarire. La replica era rivolta ad un solo tifoso. Da quando sono arrivato a Firenze ho preso degli insulti ai limiti del razzismo. Perché quando uno ti dice 'vai a spacciare droga in Marocco' oppure 'vai a vendere il Kebab', è chiaro che ti dà fastidio. Sono anch'io un essere umano. Mi possono dire che sono un imbecille, un bidone, ma non insultarmi in modo razzista. Domenica magari ho sbagliato, però il mio gesto era per un solo tifoso, a cui ho detto che non aveva gli attributi perché mi ha insultato con tutta la gente attorno a lui. Durante la partita ho preso degli insulti bruttissimi. Se ti insultano la madre, ti ricoprono di offese, è normale che puoi anche non contenerti. Poi era anche uscito un coro, che diceva 'hanno visto Kharja con il kekab in mano a Milano', questo è razzismo non ironia fiorentina".
Firenze è razzista? "No, non tutta Firenze. Sia chiaro, non voglio dire che la città è razzista. Però gli insulti che ho ricevuto mi hanno dato fastidio".
Difficile pensare che il suo futuro sarà ancora viola. "Vedremo con il mio procuratore. Dal primo giorno che sono arrivato a Firenze avevano già fatto dei cori contro di me. Incredibile. Hanno buttato tanta melma addosso a me e messo in mezzo la storia dei treni. Poi però se andiamo a vedere le partite che ho giocato da titolare, ci accorgiamo che non sono io il responsabile della stagione della Fiorentina. A Firenze sono passati tanti campioni, ma ci sono stati anche degli anni peggiori del nostro. Quest'anno ci siamo salvati nonostante la situazione difficile. Non temo il fattore ambientale, so di non essere un idolo di Firenze, rimarrei anche. Non è certo un problema...".
A proposito dei treni, perché viaggiava così spesso? "Si sapeva da inizio stagione. La mia famiglia abita a Milano, andavo a trovare i miei figli, sono un padre di famiglia e devo accontentare anche i miei cari. Magari ho sbagliato, perché dovevo stare a Firenze, ma i viaggi non mi stancavano. Era solo un pretesto tirato fuori per nascondere altri problemi. Parlavano dei miei treni, ma io non giocavo. La squadra perdeva e tutti parlavano dei miei viaggi. E' una cosa che hanno montato i giornalisti locali...".
Quest'anno ha piovuto sul bagnato. Non solo la classifica da dimenticare, anche Delio Rossi che ha attaccato fisicamente Ljajic... "Con Rossi avevo un buon rapporto, quando è andato via l'ho abbracciato perché mi sono trovato bene e ancora oggi gli dico grazie per averci dato una mano. Con Ljajic non doveva arrivare alle mani, ma ha sbagliato anche il ragazzo. Il mister è la persona più esperta e va rispettata, ma non sono in grado di parlare in maniera approfondita della vicenda. Hanno sbagliato entrambi. Però voglio fare un grande in bocca al lupo a Delio Rossi".
E se nel suo futuro ci fosse il Qatar? "Ci penserei. Lì ho tanti amici, perché no? La prenderei in considerazione, certo. Un'esperienza all'estero non mi dispiacerebbe".