Kharja: Alla faccia del bidone
Campione o bidone. Il settore distinti nerazzurro non ha mai fatto prigionieri: il refrain «non è da Inter» al primo stop maldestro dell'ultimo giocatore giunto a San Siro, è sempre stato un marchio di fabbrica del tifoso più brontolone d'Italia. Figurati uno che è stato “scartato” dal Genoa.
Houssine Kharja ha zittito tanti scettici: una rete e un assist hanno deciso la delicata partita dell'Inter contro il Bari. E una prestazione superlativa con la Roma, specie nel primo tempo, ha convinto tutti. Prima del match di debutto aveva raccontato di aver adorato da bordocampo il suo attuale allenatore, Leonardo, quand'era raccattapalle al Paris Saint Germain, e sognava un gol in uno stadio vero, lui che sfidava gli amici all'ombra delle prime esperienze architettoniche di Le Corbusier, nella periferia parigina, a Poissy.
«Mi sono sentito sempre marocchino», ha ribadito spesso Houssine, uno dei tanti ragazzi figlio di famiglie immigrate in Francia, dove hanno costruito, non senza difficoltà, una sorta di piccolo Maghreb, alla faccia dell'allora ministro dell'Interno Sarkozy. Un mondo complicato, contorto, dove non puoi permetterti di sprecare la chance della vita.
Kharja viene notato dagli osservatori di uno dei settori giovanili più attrezzati d'Europa (quello dello Sporting Lisbona: chiedere a Figo e Cristiano Ronaldo, anche se Houssine ha incrociato Quaresma) e vola in Portogallo. In Italia parte dalla Ternana, passa per Roma e Piacenza, si illumina a Siena ma ha la vera opportunità solo ora, a 28 anni, nell'Inter. Non lo smonteranno certo un paio di urla dei distinti.