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Keita a CM: 'A 10 anni palleggiavo con Eto'o. Lotito come un padre, ero vicino alla Juve. L'Inter? Speravo nel riscatto'
LA MASIA - Ancora gli brillano gli occhi quando racconta il periodo alla Masìa, Keita è stato uno dei tanti talenti usciti dal settore giovanile del Barcellona. Era la stella di quella cantera, aveva solo dieci anni quando arrivò Samuel Eto'o a palleggiare insieme a lui: "Ho conservato le foto di quella giornata, sono venuti con le telecamere al mio paesino per fare le interviste. Eravamo una 'classe' di otto bambini, ci siamo allenati al Camp Nou insieme a lui". Una generazione niente male: "In quella squadra c'eravamo io, Bellerin, Grimaldo, Samper...". Dall'altra parte Eto'o, Ronaldinho, Messi: "Giocatori fenomenali, li vedevamo come degli eroi". Con Samuel si è ritrovato qualche anno dopo da avversari, quando Keita era alla Lazio ed Eto'o alla Sampdoria: "E' stato un sogno realizzato dopo tanti sacrifici. E a fine partita ci siamo scambiati la maglia. Ne ho più di cento, ma la sua è quella alla quale tengo di più". Come il numero 14, scelto quasi per caso ma con un significato: "Appena arrivato in prima squadra alla Lazio era l'unico libero, poi ho deciso di tenerlo perché il giocatore preferito di mio fratello più grande è Thierry Henry che giocava con la numero 14".
LA LAZIO E L'ITALIA - La Lazio rappresenta un pezzo di vita per Keita: "Appena arrivato al settimo cielo perché il mio nome usciva sui giornali e in tv. All'inizio è stata dura, mi allenavo già con la prima squadra ma non potevo scendere in campo. Organizzavano amichevoli per me e Tounkara che non potevamo essere tesserati". Qualche problemino col passaporto: "Ho anche avuto paura che saltasse tutto". Poi si è rifatto con tanto di interessi: "L'esordio in Serie A contro il Chievo è stata una grande emozione, quando ho visto che eravamo sul 3-0 ho pensato che se non fossi entrato quel giorno non avrei più debuttato". A seguirlo da vicino, un presidente sempre presente: "Lotito mi ha preso a 16 anni, per me è come un padre. Una persone particolare, non semplice. Con la Lazio sta facendo un gran lavoro, ci rispettiamo e ci apprezziamo. Abbiamo discusso come padre e figlio, ma tra noi non ci sono problemi". Se non fosse diventato calciatore? "Forse sarei diventato un cantante. Amo la musica, un giorno per il mio compleanno ho cantato per fare un regalo a tutti gli invitati. E in futuro mi piacerebbe duettare con Malouma". Un microfono in mano e un pallone tra i piedi, il presente a Montecarlo ma l'Italia sempre nel cuore: "Oggi lo considero il mio primo Paese, è quello che mi ha dato l'opportunità di diventare quello che sono oggi. In futuro mi piacerebbe tornare". Intanto, au revoir Keita.
@francGuerrieri