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Kalinic, un anno incredibile: lui se ne va e la Croazia è in finale del Mondiale
E' in momenti come questi che in tanti vorrebbero essere nella testa di Nikola Kalinic e provare a comprendere quali pensieri stiano attraversando la sua mente. Ha scelto un modo particolare ma soprattutto un momento particolare l'attaccante del Milan per abbandonare il ritiro della sua Croazia in Russia, per colpa di una panchina non gradita e del suo "no" al tecnico Dalic, che gli aveva chiesto di entrare nel finale della partita contro la Nigeria. Ha preferito assecondare l'interesse personale al bene della squadra e, come ricompensa, domenica sera si ritroverà sul divano di casa ad assistere alla prima storica finale di Coppa del Mondo del suo Paese contro la Francia.
STAGIONE TREMENDA - Uno scherzo del destino, ma neanche poi troppo, per un giocatore reduce da una delle annate più tormentate e incredibili della propria carriera. Lo strappo traumatico con la Fiorentina, il certificato medico presentato per non allenarsi con i viola nello scorso precampionato e forzare il trasferimento al Milan, dove è andato incontro a una stagione piena di errori sotto porta e condita dai fischi di San Siro. Un rapporto mai decollato quello con i colori rossoneri, dalle repliche stizzite ai contestatori fino agli screzi in allenamento con l'allenatore Gattuso che, dopo una serie di allenamenti svogliati, decise di metterlo fuori squadra per un turno di campionato. Conferme ulteriori di un carattere molto particolare, poco soggetto alle critiche e alle bocciature.
IL MILAN LO TAGLIA - Ma l'escalation di suscettibilità raggiunta in occasione di quello che per qualsiasi calciatore dovrebbe rappresentare l'appuntamento più importante di una vita, il Mondiale con la maglia della tua nazionale, raggiunge picchi di autolesionismo difficilmente riscontrabili altrove. La Croazia ha applicato la più classica delle regole del gruppo e lo ha messo ai margini, il Milan non vede l'ora di cederlo (Atletico Madrid e Siviglia sono interessati) per fare cassa e regalarsi un attaccante nuovo di zecca. Chiamatelo pure anno horribilis, ma non negate che un po' se la sia cercata.
STAGIONE TREMENDA - Uno scherzo del destino, ma neanche poi troppo, per un giocatore reduce da una delle annate più tormentate e incredibili della propria carriera. Lo strappo traumatico con la Fiorentina, il certificato medico presentato per non allenarsi con i viola nello scorso precampionato e forzare il trasferimento al Milan, dove è andato incontro a una stagione piena di errori sotto porta e condita dai fischi di San Siro. Un rapporto mai decollato quello con i colori rossoneri, dalle repliche stizzite ai contestatori fino agli screzi in allenamento con l'allenatore Gattuso che, dopo una serie di allenamenti svogliati, decise di metterlo fuori squadra per un turno di campionato. Conferme ulteriori di un carattere molto particolare, poco soggetto alle critiche e alle bocciature.
IL MILAN LO TAGLIA - Ma l'escalation di suscettibilità raggiunta in occasione di quello che per qualsiasi calciatore dovrebbe rappresentare l'appuntamento più importante di una vita, il Mondiale con la maglia della tua nazionale, raggiunge picchi di autolesionismo difficilmente riscontrabili altrove. La Croazia ha applicato la più classica delle regole del gruppo e lo ha messo ai margini, il Milan non vede l'ora di cederlo (Atletico Madrid e Siviglia sono interessati) per fare cassa e regalarsi un attaccante nuovo di zecca. Chiamatelo pure anno horribilis, ma non negate che un po' se la sia cercata.