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    Kalinic, stallo tra Milan e Fiorentina

    Kalinic, stallo tra Milan e Fiorentina

    • Giacomo Brunetti
    Il gioco delle parti, una delle sceneggiature più classiche ma altrettanto sfaccettate. Tutto nacque un giorno in prossimità dello scorso Natale, quando Andrea Della Valle annunciò di aver inserito una clausola rescissoria all’interno del contratto di Nikola Kalinic – rinnovato in gran segreto – pari a cinquanta milioni di euro. Non poteva sapere che, da quel giorno, la vicenda avrebbe preso una direzione imponderabile, delineata da ambizioni, prese di posizione e mosse a sorpresa. Perché contemporaneamente il Tianjin Quanjin aveva mostrato interesse nei confronti dell’attaccante croato, lo stesso interesse che probabilmente aveva spinto l’imprenditore marchigiano a esternare quell’accordo. Era semplicemente l’inizio di una vicenda incanalatasi su un binario la cui direzione è influenzata da fattori troppo imponderabili.

    UN ACCORDO AMBIZIOSO - Un gennaio di fuoco in cui le voci si rincorrevano, lasciando spazio alla libera interpretazione. Intanto la trattativa prendeva forma. Kalinic era stretto nella morsa delle strategie della Fiorentina, le intenzioni dei suoi rappresentanti e le proposte del Tianjin Quanjin. “Resto a Firenze, è una mia decisione”, sbottò all'improvviso l’attaccante croato. Una scelta determinata, tagliente, scaturita anche dalla possibilità di essere ceduto a fine stagione a una squadra in linea con la sua ambizione. Lui, convinto di potersi esprimere a livelli ancor più alti, sapeva che la permanenza gli avrebbe aperto le porte a un miglioramento della carriera in questa stagione: un trasferimento, in primis con la voglia di rimanere in Italia, poi in Inghilterra o in Spagna, secondo la propria scala di preferenze.

    EPURAZIONE VIOLA – Intanto l’estate si avvicinava e la Fiorentina ufficializzava Stefano Pioli. Nel frattempo, sottotraccia iniziavano le trattative che avrebbero portato alla cessione di numerosi elementi: tra gli altri, Federico Bernardeschi e Matias Vecino. Il Milan aveva già avviato i contatti con l’entourage del calciatore, Pantaleo Corvino non si smuoveva dalle proprie pretese: trenta milioni di euro, niente sconti. Però il croato vuol partire, ha ancora in mente quella decisione presa a gennaio. Stavolta le proposte provenienti dal paese del Dragone Rosso lo avevano convinto. Sei mesi dopo, ancora la Cina nel suo destino, colei che ha risollevato la forza dei rossoneri, decisi a puntare su Kalinic per il proprio reparto offensivo.

    UN RITIRO IN VIAGGIO – La nuova stagione stava prendendo corpo. I viola partivano per il ritiro di Moena, a Milano andava in scena la partita del mercato. Corvino annunciava la posizione della società gigliata nella vicenda, venendo subito smentito dal giocatore: “Grazie Fiorentina, ma voglio il Milan”, esternando la voglia di cambiare maglia, senza nascondersi... Il croato qualche giorno dopo raggiunse il Trentino Alto-Adige, parlando con Pioli in un confronto andato in scena all’interno dell’albergo, terminato con un abbraccio tra i due. Ma la decisione era ormai presa. All’improvviso, Kalinic lasciò la Val di Fassa per recarsi in Croazia a causa di motivi familiari, ovvero una rapina subita nella sua casa. Tornerà a Moena, trascorrendovi una notte prima che dell'ulteriore permesso che gli concedeva di ripartire nuovamente alla volta della propria patria.

    E ADESSO? – Momento caratterizzato dall’apparente stallo. Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli non lo hanno cancellato dal taccuino, semplicemente stanno cercando di concludere un colpo dall’appeal maggiore. Kalinic ha perso posizioni nella gerarchia dei futuri attaccanti rossoneri, con la sensazione che probabilmente il rallentamento nella trattativa non abbia fatto cogliere l’attimo giusto per chiuderla. L’Inter osserva da spettatrice, interessata a ulteriori sviluppi. E anche all’estero le sensazioni sono le stesse. Tutto tace velatamente, Pioli nel frattempo continua a utilizzarlo. Corvino vuole cederlo solamente alle proprie condizioni: sarebbe un’entrata economica troppo importante, ma i viola non vogliono scendere a compromessi. Trenta milioni di motivi, validi per tutte le parti in causa, che determinano l’attesa.

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