LA RIVOLUZIONE
Motta (con il sostegno di Giuntoli) si propone quindi come un vero e proprio "rivoluzionario", così come lo ha descritto di recente Riccardo Calafiori. E come conseguenza, all'ex centrocampista di Barcellona e Inter verranno affidati ampi poteri per trasformare la Continassa in un personalissimo laboratorio di idee. La rivoluzione di Motta comporta ovviamente molti rischi per la Juventus e per Motta stesso. Il motto coniato da Giampiero Boniperti infatti sembra non lasciare scampo: "Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta" è un mantra e una legge che sembra inderogabile nel mondo bianconero. E tanti commentatori, compresi grandi ex della Juve, si sono affrettati a ricordarcelo in questi giorni, ammonendo Motta: se non vinci, finisce male. Ora, senza scomodare il fantasma di Gigi Maifredi, arrivato dal Bologna per rivoluzionare la Juventus, proprio come Motta, e cancellato dalla storia dopo una sola stagione, con la restaurazione bonipertiana che riportò in panchina Trapattoni, ci sono due esempi più recenti che possono essere illuminanti, e ci riferiamo a Maurizio Sarri e Andrea Pirlo.