
Juventus, per Thiago Motta sotto esame la gestione del gruppo. I 9 casi che non hanno convinto
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RAPPORTI CON IL GRUPPO - E fra le cose che gli vengono imputate, negli incontri diretti avuti in questi giorni fra cui l'ultimo soltanto nella giornata di ieri, c'è la necessità di mantenere rapporti più distesi e omogenei con il gruppo squadra, apparso oggi più che mai diviso ancor più delle "soffiate" arrivate alla stampa nel corso degli ultimi mesi.
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9 CASI CHE HANNO DIVISO LO SPOGLIATOIO - Che Thiago Motta fosse un allenatore che non guarda in faccia a nessuno lo si sapeva, del resto a Bologna il "caso Arnautovic" fu contenuto soltanto dall'esplosione di Zirkzee. Ma da quando è arrivato a Torino, riporta la Gazzetta dello Sport, le situazioni scabrose, agevolate dalla mancanza di risultati e dalle critiche che inevitabilmente hanno iniziato a piovere sulla Juventus, sono aumentate e si sono moltiplicate. E sono addirittura 9 quelle che la società gli imputa come gestibili in maniera differente.
I CAPITANI - Il caso più evidente perché si rincorre da inizio stagione è quello relativo alla fascia da capitano. Thiago Motta ha cambiato tantissimo scegliendo nel tempo di affidarla a Gatti, Danilo, Locatelli, Bremer, Cambiaso e perfino Koopmeiners. Una lista lunga, che ha forse sminuito il ruolo all'interno dello spogliatoio andando di volta in volta a creare malumore verso chi ne veniva privato.
GATTI - E in quest'ottica rientra lo "scontro" di inizio stagione avuto con Gatti, uno dei più utilizzati da Thiago Motta più per necessità legata agli infortuni che per reale volontà e con cui già prima del celebre 4-4 contro l'Inter dell'andata ci furono visioni differenti e contrastanti. Anche contro la Fiorentina la scelta di farlo partire in panchina, premiando il rientro di un Renato Veiga e di un Kalulu non al meglio, fatica a trovare comprensione.
DOUGLAS LUIZ E GLI INFORTUNI - Non è un segreto nemmeno che Motta abbia più volte provato a forzare i tempi di recupero dagli infortuni di Douglas Luiz. Lo dichiarò lui stesso nel corso della conferenza stampa pre-partita di Champions League contro il Lille e pre-derby contro il Torino. Anche in allenamento i due più volte hanno avuto vedute differenti e ad oggi sono solo 6 le partite giocate da titolare.
CAMBIASO DENTRO E FUORI - Un discorso differente, ma diventato simile, è arrivato anche per Andrea Cambiaso su cui, probabilmente, hanno pesato anche le voci di mercato in direzione Manchester City di gennaio. Da quando convive con il problema alla caviglia "sottovalutato" (lo ha dichiarato proprio il terzino italiano recentemente) da tutti Thiago Motta continua a spingere per averlo in campo. Evidente la scena avvenuta in Champions League contro il PSV con la reazione stizzita di Cambiaso "Sì mister, entro" mentre l'allenatore cercava di velocizzare il cambio senza riscaldamento dopo l'infortunio di Renato Veiga.
VLAHOVIC - Il caso più evidente da gennaio in poi è però diventato senza ombra di dubbio quello legato a Dusan Vlahovic. Il centravanti serbo è passato dall'essere titolare inamovibile all'essere poco più una riserva da 10 minuti a partita. Il rapporto si è rotto, a fine stagione potrebbe anche andare via, ma da inizio stagione non è mai stato il bomber ideale per il gioco dell'allenatore.
YILDIZ - E dopo il 9 c'è il 10 perché anche con Kenan Yildiz qualcosa non sta funzionando. Innanzitutto sul ruolo, passato da erede di Del Piero partendo esterno sinistro a qualche scampolo di gara da sottopunta, fino a diventare un esterno destro quasi a tutta fascia. La sensazione è che Thiago Motta non abbia ancora capito come farlo rendere al meglio e le numerose panchine a cui l'ha relegato, fino ai 90 minuti di Firenze nonostante il passivo di 3-0, ne sono la prova.
PERIN - Chi sembrava aver scalato le gerarchie di gradimento di Thiago Motta è stato Mattia Perin, passato fra ottobre e novembre dall'essere quasi un co-titolare all'essere relegato al semplice ruolo di vice Di Gregorio in questo 2025. Lui che è uno dei più esperti, un senatore, si aspettava più chance.
FAGIOLI - Fra Thiago Motta e Nicolò Fagioli sembrava scoccata la scintilla nelle prime battute della stagione, ma qualcosa fra i due si è rotto a partire da novembre quando le partite giocate da titolare, nonostante l'emergenza infortuni sono passate a solo una. Poi scampoli di partita da non oltre 7 minuti fino alla cessione forzata alla Fiorentina a gennaio. E lui a Firenze ha risposto presente risultando fra i migliori in campo da ex.
DANILO - Infine un'altra cessione, fra le più silenziose, ma forse fra le più dolorose perché ha portato via un giocatore che, negli ultimi anni, ha sempre fatto da scudo allo spogliatoio anche nei rapporti con la società. Danilo ci ha provato anche quest'anno a fare da mediatore fra spogliatoio, allenatore e dirigenza, ma in cambio ha ottenuto solo un lento accantonamento e poi l'addio forzato e a zero a gennaio. Le sue dichiarazioni post-cessione hanno confermato tutti i malumori dello spogliatoio ed è proprio dal risanamento di questo tassello che Giuntoli sta provando a ripartire.