
Juventus, per Thiago Motta adesso sì che è caos: tra scelte cervellotiche e una squadra che sembra averlo mollato
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E a cazzotti, effettivamente, la Juventus è stata presa. Quattro dall'Atalanta a cui sono seguiti tre dalla Fiorentina. In due giornate, la Juve che in qualche miracoloso modo si era presentata a -6 dalla vetta - e con la miglior difesa del campionato - prima della sfida con la Dea, ha calato la maschera, dimostrando a volte come numeri e statistiche possano essere beffardi. Era evidente che i bianconeri non potessero ambire allo Scudetto - sì, qualcuno l'ha scritto e qualcun'altro ci credeva persino per davvero. Casomai, si poteva obiettare come nonostante tutte le difficoltà di una stagione complicatissima, la Juventus fosse ancora lì.
La realtà dei fatti però - cruda, spietata nel suo palesarsi negli ultimi 180 minuti - ha sbattuto in faccia anche a coloro che erano andati più cauti - il sottoscritto, se può interessare, era uno di questi - ciò che Del Piero raccontava: la totale sensazione di impotenza di questa Juve, svuotata nello spirito ancor prima che nelle idee.

Ed è forse questo l'aspetto più drammatico da gestire per Motta e chi sopra Motta comanda. Il tecnico - per la prima volta difeso nel post partita dalle parole di un Giuntoli che è andato a parlare coi media, 'mettendoci la faccia' - è incappato in una serie di scelte davvero di difficile comprensione dall'esterno. Perché se è vero che meglio di un allenatore, lo spogliatoio, non lo può conoscere nessuno, altrettanto lo è affermare quanto in fondo racconta lo stesso Del Piero: l'assurdità dei cambi. Non che qualcuno, a Firenze, in queste Juventus, potesse entrare dalla panchina e come per magia, con la bacchetta magica, ribaltare un risultato e un andamento della partita che erano stati chiari. Quanto, casomai, nell'affermazione dell'ovvio, nel non far diventare eccessivamente complicato quello che in fondo è un principio semplice: sotto 3-0, i primi tre cambi, non possono essere tre difensori.
Lo dice Del Piero. Lo ribadiamo noi. Lo impone la logica delle cose. Un principio, invece, quello della 'logica', che in questo complicato primo anno della gestione Motta, non è stato sempre rispettato. Un tecnico che ha giustamente chiesto fiducia; con un approccio totalmente differente rispetto al recente passato, e dove tante scelte di formazione - nel principio dei semplici ruoli - sono invece apparse per tanti come una ricerca del sofismo.
Tra i vari esperimenti di Motta, l'unico realmente concluso e con risultati discreti, è stata la trasformazione di Weah in terzino destro. Il resto, invece, un mix in cui è risultato difficile comprendere dove finisse l'emergenza in quel momento all'interno della rosa e iniziasse la voglia di sperimentare del tecnico. L'ultima e più recente fotografia, se volete, da questo punto di vista, nel disastroso Koopmeiners schierato largo e alto a destra. In gol per caso nel finale della partita con il Verona e poi riproposto in quella posizione. E questo è solo un esempio. Dalle inversioni di fascia di Yildiz - desaparecido nelle ultime settimane - alle scelte in mezzo al campo che a lungo hanno privato la Juve dell'unico che sembrava averci capito qualcosa, Khéphren Thuram.
È in questo caos insomma che bisogna provare a tirare le somme; in questa confusione che sembra essere figlia a metà di presunzione e sfortuna, due fili conduttori differenti ma che ci portano alla medesima destinazione. Sì perché se c'è un effetto chiaro, oggi, dopo le partite della Juventus con Atalanta e Fiorentina, è nell'affermazione della semplice evidenza: Thiago Motta ha perso la squadra.
Quell'incapacità di reazione, quei 'cazzotti' presi cui fa rifermento Del Piero, sono quelli di una squadra che non si capisce più se semplicemente non voglia più seguire il suo tecnico, o se altrettanto semplicemente non stia più capendo ciò che il suo tecnico effettivamente vuole. In entrambi i casi, una situazione drammatica per la Juve, che con nove partite da giocare avrebbe l'obbligo morale e tecnico di provare a prendersi la Champions League, lontana in fondo in questo momento, nonostante tutto, soltanto un punticino.
Un punticino però che pare distanza siderale questa mattina; un punticino che, a fronte di prestazioni come quelle di Firenze, sarà tutt'altro che scontato colmare. Anzi, casomai, solo l'inizio di un gap che, giocando così, non può che allargarsi. Insomma, per la Juventus, per Motta, per Giuntoli e per tutti gli autori coinvolti, il difficile arriva adesso. E all'orizzonte, il cielo, è plumbeo.
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Commenti
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Godo ancora e ancoraaaaa. Ahaha