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Juventus-’ndrangheta: Agnelli in aula come testimone, ecco il motivo
IL PROCESSO - Agnelli è stato ammesso dal gup Marson come testimone al processo sul modello di alcune sentenze della Cassazione, precisamente del 2014 e del 2016. La prima stabilisce che, in caso di richiesta di abbreviato condizionato, 'la prova integrativa debba essere necessaria, indispensabile sul piano logico e valutativo' e la seconda che - nel caso in cui l’imputato debba rispondere di più contestazioni - la condizione richiesta debba obbligatoriamente essere abbastanza dirimente e totalizzante, visto che in ogni caso la sede naturale della raccolta delle prove è il dibattimento e non il processo in abbreviato.
I MOTIVI DELLA CONVOCAZIONE - La richiesta, portata avanti dai legali di Dominello, al gup è stata questa: rito abbreviato solo in caso di audizione di Agnelli e di Loris Grancini, capo dei Viking (gruppo ultrà Juve). Un procedimento giustificato così dall'avvocato di Dominello, Domenico Putrino: "Lo abbiamo fatto a inizio udienza per dimostrare, come emerso dagli atti processuali, quanto era uscito dalle intercettazioni tra Agnelli e il suo legale, Luigi Chiappero, conversazioni nelle quali Agnelli ammette incontri con il mio assistito. E quegli incontri erano per questioni non mafiose, noi questo vogliamo dimostrare. La procura non si è opposta alla nostra richiesta. Ci interessa sentire anche Grancini per far capire che i biglietti venivano consegnati in grandi numeri dalla società agli ultrà. Questa era una cosa normale. Una consuetudine, che però avveniva non per una questione di mafia".