Juventus-Milan, il mani di De Sciglio che una volta non era rigore ma oggi sì
Parliamo allora, senza complottisimi o retropensieri, del rigore assegnato al 97’ o giù di lì dall’arbitro Massa di Imperia al culmine di uno Juventus-Milan vissuto dai bianconeri in evidente (da statistiche) dominio numerico e dai rossoneri con una pericolosità costante sulle ripartenze. Analizziamo il rigore assegnato e soprattutto decisivo, un golden gol da tempi supplementari o meglio in un recupero cronometrato sulla base di un’espulsione che ha posticipato il fischio finale e reso possibile l’esecuzione del penalty stesso.
Gol e stop, partita finita. Così si è accesa una miccia inevitabile per quelle polemiche che ormai rendono il nostro campionato peculiare rispetto a tutti gli altri: basti pensare allo sviluppo dell’impresa leggendaria del Barcellona con il Psg, passata da due rigori non esattamente “solari” eppure neanche sfiorata da interrogazioni mediatiche o – Dio ce ne scampi – parlamentari, anzi.
In ogni caso: Massa non ha sbagliato ad assegnare il rigore. Per quanto l’esito possa essere stato duro da accettare se visto dalla sponda rossonera, l’arbitro ha applicato l’attuale regolamento.
Troviamo conferma in questo nella moviola di Sky, una delle più attente ed equidistanti pur nell’imbarazzo colto a caldo in commentatori preoccupati di apparire troppo di parte (Vialli e Costacurta), costretti a parlare di “rigore come da regolamento ma che non sarebbe stato rigore”.
Non troviamo invece conferma nell’analisi della Gazzetta dello Sport, ma anche qui l’imbarazzo di dover commentare episodi da santa inquisizione sul tema Juve-resto d’Italia, nell’ultimo periodo ha spinto la rosea a compiere alcune capriole bizzarre, come il commento smisuratamente di parte dopo Juve-Napoli di Coppa Italia affidato senza indugi e senza contraltare a un redattore dichiaratamente partenopeo.
Chiariamo subito. In un altro calcio, quello che fino a pochi anni fa teneva conto del potere discrezionale del direttore di gara, non avremmo assistito al rigore di Dybala. Perché? Perché Massa avrebbe considerato l’involontarietà dell’azione di De Sciglio, il fatto che intervenendo in corsa in quel modo, con quella concitazione, non sarebbe stato facile tenere il braccio abbassato, e basta. Un tempo era così, l’arbitro faceva la differenza nel senso che aveva la facoltà di aggiungere il buon senso alle norme scritte e interpretava le azioni, forte di un mandato condiviso e riconosciuto. Preferivo in tutta sincerità quel contesto, apprezzavo l’aspetto interpretativo del gioco del calcio che ne costituiva anche un qualcosa di prezioso e unico tra tutti gli sport.
Ma poi il mondo ha preso a girare a velocità sempre più sostenuta. Il calcio è diventato muscolare e dinamico come mai prima. E soprattutto ha messo sul banco interessi milionari. Ciò significa che le federazioni, a partire dalla Fifa, si sono viste costrette a trovare soluzioni sempre più super partes, lineari e sempre meno legate al potere discrezionale dei direttori di gara.
Così il gioco è cambiato. L’area discrezionale dell’arbitro è stata limitata da una serie di disposizioni rigide. Ad esempio quella che ci riporta all’episodio di Juve-Milan, al braccio che si allarga dalla figura del corpo e che, come tale, ne aumenta il volume e toccando il pallone intercetta la traiettoria dello stesso influenzando la possibilità che quel pallone possa arrivare davanti alla porta per un’occasione da gol.
In questo contesto diventa meno influente anche il discorso della poca distanza. I circa 180 centimetri misurati dalle moviole possono essere considerati come un margine limite, né eccessivo né ridotto, però l’importanza del braccio che aumenta il volume del corpo supera tutto. Con queste premesse il rigore c’è, stando all’immagine probabilmente vista in diretta dall’assistente Doveri, quella frontale che ci mostra l’esatta dinamica dell’intervento di De Sciglio, spazzando via i dubbi di un rimpallo sul petto. Quindi: era rigore.
Dopodiché, forse nella vita ci sono cose più importanti.