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    Juve, la rivoluzione passa da Giuntoli: c’è una rosa da rifare, prima di pensare ad Allegri

    Juve, la rivoluzione passa da Giuntoli: c’è una rosa da rifare, prima di pensare ad Allegri

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    E’ giusto che la Juventus cerchi un direttore sportivo (Giuntoli) prima di un allenatore nuovo (Tudor, Palladino, Italiano, De Zerbi, chissà, magari Spalletti) o della conferma del vecchio (Allegri)? Certo che è giusto ed è pure indispensabile. Perché la tabula rasa va fatta nell’organico ridondante e ormai colmo di giocatori inutili o dannosi, di altri che devono essere ceduti per fare cassa, di quelli che, disgraziatamente, la Juve deve riprendersi e poi spedire il più lontano possibile. Parlo di Arthur, McKennie, Zakaria e Kulusevski. Forse, ma ripeto, forse, solo quest’ultimo potrebbe essere riciclabile in una rosa competitiva, ma gli altri sicuramente no.

    Chiamatelo, se volete, effetto-Paratici, l’uomo che si vantava di essere il mago delle plusvalenze e, alla fine, ha inguaiato la Juve in uno scandalo senza precedenti, almeno in Italia, spendendo e spandendo per calciatori mediocri e/o scarsamente utilizzabili. Sarà pure il mago delle plusvalenze (fittizie), ma Paratici, al pari di Cherubini, di calcio e calciatori capisce poco, per lavorare in una società come la Juventus. Taccio, per carità cristiana, le colpe di Andrea Agnelli che con la sua gestione megalomane, da Ronaldo in avanti, ha portato il club sul lastrico facendosi cacciare con ignominia da tutte le attività del gruppo. 

    Giuntoli, dunque, o chi per lui (ma speriamo che sia uno senza collusioni con la precedente dirigenza) si troverà di fronte all’immenso problema di sfoltire una rosa eccedente e di basso valore. Peggio: tutti i calciatori sotto contratto hanno pesantissimi stipendi. Quindi, coppe europee o meno (ma non ci sarà Europa di nessun tipo), se ne andranno Rabiot e Di Maria a fine contratto e questo permetterà di risparmiare 14 milioni netti, che sarebbero 28 lordi. Poi, a mio giudizio, dovrebbe essere lasciato libero Cuadrado (anche se, invece, voci interne alla società, dicono che sia vicino al rinnovo: un’assurdità!) e con lui, se le prestazioni contassero qualcosa, anche Alex Sandro. Purtroppo il contratto del brasiliano si è rinnovato automaticamente nel momento in cui ha raggiunto il minimo delle presenze prefissate.

    Per fare cassa, e perché c’è di meglio in giro, e a costi più abbordabili, partirà almeno uno tra Chiesa e Vlahovic, una formidabile delusione che, però, peggio gioca e più estimatori trova. Si legge che in Premier, dove lavorano dirigenti che capiscono di calcio meno di Paratici, siano disposti a pagare novanta milioni un centravanti di tal fatta. Poi ci sono le operazioni minori: Milik, che sembrava riscattabile per dieci milioni, sta finendo la stagione che peggio non potrebbe, la sorte di Paredes è già decisa (torna al Paris Saint Germain), Soulé, Miretti, Barbieri devono dimostrare altrove di essere prima degni della serie A e poi competitivi nella Juventus. Alla fine, se qualcuno, avesse il coraggio di avanzare richieste per Rugani (che faceva la riserva anche nel Cagliari) e De Sciglio (ora infortunato), l’opera di allegerimento potrebbe davvero prendere un impulso decisivo.

    Detto tutto questo chi, a parte Giuntoli, è in grado di sobbarcarsi un lavoro immane che sia contemporaneamente di risanamento economico e di rivoluzione tecnica? Ecco perché in società si sono concentrati prima sul direttore sportivo e, in seconda battuta, sull’allenatore. A meno che le due operazioni non siano strettamente collegate. E l’unico a non saperlo sia Allegri. Al quale, comunque, per i saluti bisognerebbe versare 14 milioni di euro netti. Tanti. Forse troppi anche per una Juve che vuole fortemente cambiare.

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