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    Juventus e Inter: il 6-2 del 1932, passato alla storia come 'il match degli argentini'

    Juventus e Inter: il 6-2 del 1932, passato alla storia come 'il match degli argentini'

    • Alessandro Bassi
      Alessandro Bassi
    Quando Inter e Juventus si affrontano non è mai una partita banale. Sono le due società più amate d'Italia, Gianni Brera per questa sfida si inventò un'etichetta – Derby d'Italia – che meglio non potrebbe tratteggiare il profilo di una partita che non è mai soltanto una semplice partita di calcio, tante sono le storie e i campioni che la arricchiscono, oltre a polemiche e veleni. E gol e risultati clamorosi, come quello del campionato 1931/32.

    LA JUVENTUS DEL QUINQUENNIO - Il campionato 1931/32 vede ai nastri di partenza la Juventus campione d'Italia in carica, avendo vinto la stagione precedente il primo dei suoi 5 scudetti consecutivi che caratterizzeranno la prima metà degli anni'30. È la Juventus della Famiglia Agnelli, che dal 1923 ne è diventata proprietaria. È la Juventus di Carcano in panchina e di un gruppo che negli anni si è arricchito sempre più di campioni, italiani e stranieri – meglio: oriundi.

    In estate la Juventus si rafforza con Bertolini e l'argentino Luisito Monti che concorrono a dare ancor più equilibrio alla formazione di Carcano. La partenza dei campioni d'Italia in carica non è delle migliori, ancor più se paragonata alla partenza sprint del Bologna di Schiavio e Monzeglio, il Bologna che in quegli anni '30 del XX secolo più di una volta “tremare il mondo fa”, con scudetti, Coppa Mitropa e la vittoria nel 1937 del torneo calcistico internazionale durante la 25° edizione dell'Esposizione universale, a Parigi.

    L'Internazionale, che in quegli anni deve cambiare il nome in Ambrosiana-Inter – più gradito al fascismo – dopo aver vinto lo scudetto nel 1929/30 nella prima edizione del campionato a Girone unico, non riesce a tenere il passo dei bianconeri.

    C'E' NON C'E' - Bianconeri che presentano in quegli anni una formazione imbottita di tantissimi campioni di quel tempo. La Juventus della prima metà degli anni '30 è davvero una parata di fuoriclasse. Solo per citarne alcuni: Combi in porta, “Viri” Rosetta, Luisito Monti, Munerati, Orsi, Ferrari. E Cesarini. Ecco, Cesarini è senza dubbio una stella luminosissima, talento sconfinato come sconfinato è il suo amore per la vita che non necessariamente si limita al giocare con una palla. Tutt'altro. È un tipo immarcabile, in campo e soprattutto fuori. La società bianconera cerca in tutti i modi di mettergli un guinzaglio, pedinamenti, multe non fermano la voglia di vita dell'argentino. La Juventus si vede quindi costretta a mettere Cesarini fuori squadra e al suo posto Carcano ci mette Juan José Maglio, prelevato, nell'indifferenza dei più in estate, sempre dall'Argentina. Se il Cè è esuberante, vitale, imprevedibile, Maglio è proprio l'opposto: taciturno e riservato, ma come il Cè amante del tango. Maglio non si ambienterà mai del tutto a Torino, anche se gioca e segna. Di lui, in verità, resta il ricordo legato ad una partita in particolare: quella contro l'Ambrosiana-Inter.

    MAGLIO PERFORANTE - Come accennato, in quel campionato del 1931/32 il Bologna è protagonista tanto che diventerà campione d'inverno con tre punti di vantaggio sulla Juventus. L'Ambrosiana-Inter è attardata, ma anche i nerazzurri hanno fior di campioni in squadra come Meazza, Scarone, Allemandi, Viani e Demaria che però non riusciranno a far invertire la rotta, disputando un girone di ritorno assolutamente anonimo.

    Il 17 gennaio 1932 Juventus e Ambrosiana-Inter si affrontano al campo di Corso Marsiglia per la penultima giornata del girone di andata, presenti il Segretario Federale Andrea Gastaldi, il Podestà e il Vice–Podestà di Torino. Come leggiamo dal volume di Stefano Bedeschi “Ricordate quel giorno?” quel Juventus – Ambrosiana-Inter diventa la partita di Maglio e degli argentini in generale se consideriamo che ben 5 delle 8 reti complessive vengono segnate da giocatori d'oltre oceano.

    La Juventus parte fortissimo e già poco dopo il quarto d'ora di gioco si trova in vantaggio per 2 a 0, grazie al micidiale uno-due nel giro di un paio di minuti di Maglio e Ferrari e sembra destinata a vincere facile. Scarone accorcia le distanze poco dopo la mezzora e il primo tempo si chiude così sul 2 a 1 per i bianconeri.

    La ripresa si apre con la rete di Demaria che vale il pareggio per i nerazzurri. La partita è bellissima e Vittorio Pozzo, dalle colonne de La Stampa, così racconta:

    “(...) L’incontro pare raggiungere ora il suo punto culminante in fatto di combattività e di bellezza tecnica. La Juventus si riversa tutta all’attacco, l’Ambrosiana resiste e contrattacca e per tre o quattro minuti lo spettacolo è affascinante”.

    Il momento in cui il destino dell'incontro muta è al 10° minuto della ripresa quando dopo uno scontro tra Maglio e Degani il portiere dell'Ambrosiana-Inter deve lasciare il campo per una commozione cerebrale, sostituito dal suo compagno Visentin. La Juventus approfitta della superiorità numerica e prima con Maglio quindi con Munerati si porta sul 4 a 2. I milanesi, non avendo più nulla da perdere, nell'ultimo quarto di gara si spingono in massa in avanti e la Juventus, con Orsi e Vecchina, fissa il punteggio finale sul 6 a 2 per i bianconeri.

    Vittorio Pozzo così sintetizza il commento alla gara:

    “(...) Partita sfortunata all’estremo per l’Ambrosiana. Contro una Juventus nella forma di ieri, essa non poteva sperare di vincere. Ma, come andarono le cose, essa avrebbe, senza incidenti, potuto portare a termine l’incontro separata da quel solo punto di svantaggio che la distaccava a metà tempo e a mezz’ora dalla fine”.

    Con questa vittoria la Juventus prosegue l'inseguimento al Bologna, mentre di Maglio si perderanno le tracce poco più di un mese dopo e a furor di popolo Cesarini riprenderà il suo posto in squadra e sarà decisivo nella cavalcata bianconera finale con ben dieci vittorie nelle ultime undici partite.

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