Juventus e Bologna, che sfida per lo Scudetto negli anni '20! La storia della 'bella' a Milano
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I RUGGENTI ANNI'20 DEL CALCIO ITALIANO - Il dopoguerra in Italia come ben sappiamo è burrascoso e il calcio non fa eccezione. La ripresa dell'attività federale è densa di problemi, frizioni e terremoti che portano nella stagione 1921/22 alla disputa di due campionati paralleli. La società italiana è in fermento: povertà, malcontento e un generale senso di frustrazione fanno esplodere una questione sociale che dalle piazze si riverbera anche sui campi da calcio e sugli spalti. Gli scossoni sono una costante per tutti gli anni'20 del XX secolo e riguardano – per quel che attiene al calcio - non soltanto il format del campionati, che nel volgere del decennio passa dalla frammentazione regionale al girone unico, non solo l'aspetto meramente regolamentare, basti ricordare l'epocale cambiamento della regola del fuorigioco del 1925, ma anche la disciplina giuridica, economica e politica del movimento calcistico stesso, sublimata nella grande riforma voluta dal regime fascista passata alla storia come “Carta di Viareggio” del 1926.
CALCIO E FASCISMO: LA “CARTA DI VIAREGGIO” - Il fascismo, preso il potere e atteso il tempo necessario per stabilirvisi, verso la metà del decennio inizia una progressiva fascistizzazione delle strutture sociali e statali che investe anche il mondo dello sport. Mussolini aveva compreso molto bene come lo sport fosse uno strumento utilissimo ed efficace per accrescere il consenso interno e il proprio prestigio internazionale. Il fascismo intuisce ben presto tutte le potenzialità politiche dello sport e del calcio in particolare e da subito li inserisce quali parti integranti del progetto totalitario del regime. Per quanto riguarda nello specifico il gioco del calcio momento spartiacque fondamentale è senz'altro l'emanazione nell'agosto del 1926 della cosiddetta Carta di Viareggio, la famosa riforma di tutto il calcio nazionale voluta dal regime con la quale cambia un po' tutto. Soprattutto la riforma attuata attraverso la Carta di Viareggio statuisce che le cariche federali smettono di essere elettive per passare ad essere nominate. Insomma il regime si impossessa del calcio creando un rapporto di reciprocità nel quale entrambi ottengono vantaggi: popolarità e prestigio per il regime fascista, impiantistica nuova e modernizzazione per il calcio. Il pretesto per tutto ciò al regime verrà fornito proprio dal mondo calcistico, con campionati attraversati da inquietudini e polemiche e durissimi scontri.
BOLOGNA E JUVENTUS NEGLI ANNI'20 - Gli anni'20, dunque, sono un periodo di profondi cambiamenti epocali e di ristrutturazioni che investono tanto la governance quanto l'aspetto più squisitamente tecnico dei singoli club. Nel decennio in questione il Bologna aveva già giocato una finale per l'Italia Settentrionale nel 1920/21 e altre due finali roventi e fitte di polemiche nel 1924 e nel 1925, entrambe giocate contro il Genoa. Soprattutto il Bologna stava andando a dotarsi sempre più di una struttura da grande club, con una proprietà importante, tanto che proprio in quegli anni il Bologna getterà le basi per creare la squadra che negli anni'30 arriverà a vincere scudetti e coppe internazionali. Eppoi il Bologna nel 1925 era riuscito a vincere lo scudetto. Per la Juventus degli anni '20 c'è un momento fondamentale, un anno che determina in maniera marcata un “prima” e un “dopo” nella storia ultra centenaria bianconera. Con l'estate del 1923, infatti, l'arrivo della Famiglia Agnelli al comando muta per sempre i destini della Juventus. La squadra torinese inizia una profonda opera di ristrutturazione societaria e di rafforzamento della rosa: e i primi frutti i bianconeri iniziano a coglierli nel 1926.
FINALE LEGA NORD 1926 - Bologna e Juventus vincendo i rispettivi gironi accedono alla finale Nord del campionato 1925/26: chi tra le due risulterà vincitrice si giocherà lo scudetto con la vincente della Lega Sud. Si inizia domenica 11 luglio con la gara di andata allo Sterlino di Bologna, dove le due squadre chiudono sul punteggio di 2 a 2 una gara non certo avara di emozioni. Il Bologna dopo appena cinque minuti si trova a dover giocare in 10 per l'infortunio di Pozzi, mentre nei minuti di recupero alla fine del primo tempo, con il Bologna in vantaggio 1 a 0, l'arbitro espelle Della Valle e Allemandi lasciando così i felsinei in nove uomini e i bianconeri in 10. Chiusi i primi 45 minuti in vantaggio, il Bologna nella ripresa si fa raggiungere e poi superare dalla doppietta di Hirzer prima di trovare con Muzzioli la rete del definitivo pareggio in uno stadio stracolmo di pubblico. Tutto viene rimandato alla gara di ritorno, che viene giocata due settimane dopo, al rientro dalla trasferta svedese della Nazionale.
Il 25 luglio si gioca a Torino, al campo di Corso Marsiglia, ma la partita non mantiene le attese e i 90 minuti si chiudono sullo 0 a 0, con Combi assoluto protagonista.
Necessario, dunque, uno spareggio che viene fissato per la domenica successiva a Milano. Tutto bene, se non che il destino decide di scrivere una trama molto più emozionale di quanto già lo potrebbe essere. Tre giorni prima dello spareggio l'allenatore della Juventus Jeno Karoly il 28 luglio muore improvvisamente colpito da infarto. I bianconeri si trovano senza allenatore alla vigilia del match più importante. Il 1°agosto 1926 sul neutro di Milano Bologna e Juventus si giocano il titolo. L'Arena Civica di Milano è invasa dai tifosi felsinei che da Bologna sono arrivati con diversi treni speciali. Dal recente volume di Stefano Bedeschi “1926-Lo scudetto ungherese” riportiamo un frammento tratto da La Stampa proprio relativo al pubblico:
“(...)Tutti gli ordini di posti sono letteralmente occupati. Soltanto il prato è semideserto. Qui non ci possono stare che arbitri e giornalisti per privilegio professionale. (…) Il pubblico è impaziente. Soltanto quello del pulvinare ostenta una certa distrazione. Qui non si parla molto del match che si disputerà tra pochi minuti. Vi è uno che osservando una colonna del classico anfiteatro fa sfoggio di cognizioni archeologiche; un altro parla dei listini di borsa; un terzo si occupa di letteratura col suo vicino. Là negli spalti popolari invece tutte le discussioni sono perfettamente intonate alla circostanza. Il profano apprende la storia di questo match coi particolari dei precedenti incontri di Bologna e di Torino. Anche cognizioni tecniche gli vengono fornite. Si può fare insomma in poco tempo un corso di storia delle finali del calcio e sul modo di disputarle sotto la canicola”. Finalmente Bologna e Juventus entrano in campo e la partita si rivela essere bella e combattuta. La Juventus si porta in vantaggio con Pastore dopo una ventina di minuti e così termina il primo tempo. Nella ripresa il Bologna riesce a pareggiare con Schiavio che fulmina Combi. Alla mezzora il momento decisivo. Pastore, raccolto un tiro di Torriani, passa a Vojak che tira verso la porta, il pallone sbatte contro la schiena di Weber e carambola di nuovo sui piedi di Vojak che questa volta non sbaglia. Vojak segna la rete del 2 a 1 per la Juventus, la rete della definitiva vittoria bianconera. La Juventus vince così la finale della Lega Nord e nella finalissima vincerà il suo secondo scudetto liquidando i romani dell'Alba con un complessivo 12 a 1.