Calvo: 'Sogno la Juventus a Milano, ma ci sono già due squadre...'
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MONDIALE NEGLI USA - "Per noi è una grandissima opportunità, era estremamente importante qualificarci per il futuro della Juventus. Non solo per quanto riguarda il tema della sostenibilità economica, ma anche per la forza commerciale e l'appeal che il nostro club potrà avere a livello internazionale. Sarà molto interessante giocare negli Stati Uniti. Quello nordamericano è un mercato che sta crescendo, anche se non al livello degli altri sport americani tradizionali".
NUOVO SPONSOR - "Ci stiamo lavorando, è una sfida importante per noi anche perché era da tanti anni che non andavamo sul mercato per cercare uno sponsor di maglia. Inoltre arriviamo da anni complicati per quanto concerne l’immagine del brand Juventus, questo è un dato di fatto. Poi c'è una considerazione più generale: per il prestigio del nostro blasone è difficile trovare il partner adatto, ma la grandezza del nostro marchio si definisce anche da quanti no riusciamo a dire visto che non siamo un marchio per tutti. In questo momento è molto difficile dire di no, ma siamo ancora nella fase in cui diciamo tanti 'no', alla ricerca del partner giusto".
LA CITTA' - "A livello prettamente commerciale Milano offre opportunità superiori rispetto a Torino. Il nostro team commerciale è stabilmente nel capoluogo lombardo, che alla fine è il centro economico italiano. Parlavo con dei colleghi di Ferrari: Maranello è un paesino nel modenese, visitarlo è un’esperienza incredibile, però anche loro hanno aperto un ufficio a Milano che commercialmente conviene anche solo per comodità. Noi per quanto siamo vicini, scontiamo questo problema. Ogni tanto sogno di essere a Milano come società a livello commerciale (ride, ndr), ma ci sono già due squadre e non ci sarebbe spazio. Detto questo, siamo orgogliosi di poter rappresentare Torino nel mondo, una città a cui siamo storicamente molto legati e che anche i nostri tifosi, italiani e internazionali, considerano casa, una città alla quale Juventus apporta valore in termini di notorietà ed in termini economici, visto l’impatto che ogni partita della Juventus ha sul territorio".
PIU' SOLDI - "La pressione che mettiamo nell’andare a incrementare i ricavi su qualsiasi business è notevole, anche perché nella strada verso la sostenibilità dobbiamo razionalizzare i costi, ma sicuramente dobbiamo anche aumentare i ricavi. Il digitale è la nostra grande sfida, in particolare lo sfruttamento dei contenuti. Noi abbiamo creato una nostra media house, lo Juventus Creator Lab, che lavora 20 ore al giorno sulla creazione di contenuti, ne postiamo circa 1.500 a settimana. È un tema affascinante, stiamo investendo tanto e la sfida è capire come monetizzare. Su questo abbiamo il vantaggio di avere la vicinanza con il gruppo Gedi, con loro stiamo lavorando per capire come essere primi ed essere leader. Oggi la monetizzazione è quasi pari a zero, ma il primo club che riuscirà a ottenerla potrà sfruttare un bel vantaggio. È scontato dirlo, ma non farlo. Sarà importante ottenere la monetizzazione dei propri contenuti senza alcun intermediario, come invece avviene oggi soprattutto attraverso i broadcaster. Oggi però le televisioni tradizionali faticano, non a caso sono nate piattaforme diverse tipo Dazn. Ma quale ruolo riusciranno ad avere i club in questo sistema è difficile dirlo. Come Lega Serie A ci abbiamo pensato a lungo, la questione era se accettare le offerte da Dazn e Sky o se volere fare qualcosa in proprio e saremmo stati la prima lega al mondo. Fortunatamente siamo rinvenuti prima dell’ultimo chilometro e non ci siamo inventati nulla di nuovo perché non credo fossimo pronti".
SERIE A - "Quello che ci penalizza rispetto ai nostri competitor europei è la struttura che abbiamo alla base, perché la Serie A oggi non è un sistema sviluppato quanto la Premier League inglese e la Liga spagnola. Non ha la stessa diffusione televisiva in tutto il mondo. In particolare oggi si sente molto la differenza tra la Serie A e la Premier League, non con la Liga. Anche perché la Serie A ha un vantaggio di storia e di valore del brand Italia nonché delle squadre di calcio. L'ultima in Premier League incassa il 40% in più della prima in Serie A dai diritti tv, è questa la vera sfida e anche il problema che viviamo e vediamo quotidianamente. Abbiamo analizzato i dati degli incassi dei diritti televisivi prima e dopo l’introduzione della Legge Melandri: nel 2009 l’Atletico Madrid incassava 50 milioni mentre la Juventus ne riceveva 110 perché andava a vendere i diritti tv direttamente. Oggi invece l’Atletico Madrid incassa 130 milioni e la Juventus arriva forse a 85. Questo chiaramente è uno svantaggio competitivo notevole che abbiamo rispetto alle tre big spagnole o a tutte le squadre inglesi".
CALCIOMERCATO - "Basti pensare che nel 2013 la Juventus vendette Ogbonna al West Ham e molti di noi erano stupiti che il West Ham si potesse permettere di prendere un giocatore che era nazionale italiano ed era alla Juventus. Allora era un segnale di allarme e oggi è la norma. Oggi i nostri giocatori possono andare o alle grandi europee o alle medio-basse inglesi che hanno più risorse di noi. Fa spavento pensare che l’ultima squadra inglese incassi più della prima italiana. Si parla sempre delle prime cinque leghe d’Europa, ma in realtà ce n’è una che è l’Inghilterra, dietro c’è la Spagna e poi ce ne sono tre che sono Italia, Francia e Germania".
GLI STADI - "È un nodo che ha origine tanti anni fa. Intanto l’Italia il cui Pil non cresce ormai da 20 anni a differenza di altri Paesi europei, poi non abbiamo mai investito negli stadi tranne noi, l’Udinese e l’Atalanta. D’altronde abbiamo visto i problemi che ci sono in qualunque città italiana quando si parla di nuovi stadi. Detto questo, c’è poi un aspetto fondamentale: se il Paese non cresce, se la burocrazia ti ostacola e poi se hai una sistema Serie A che non è ancora al livello della miglior lega europea, diventa molto difficile crescere. È il vero limite che sentiamo oggi, anche se noi facciamo tutto perfetto, e dobbiamo fare tutto perfetto perché non siamo ancora in quella situazione, sappiamo che abbiamo un limite fisiologico di crescita".
LE RIFORME - "Nella Liga il presidente ha tutti i poteri. È una situazione simile a quella che avevamo in Italia negli anni ‘90 e all’inizio duemila, quando la Serie A e la Serie B erano insieme in un’unica lega. In quel contesto il calcio funzionava forse meglio, era un business diverso, più piccolo però si decideva. Detto questo, la Serie A, nonostante a volte siamo molto bravi a mostrare all’esterno la faccia peggiore del calcio italiano, il movimento si sta sviluppando e sta investendo per crescere, però serve del tempo per vedere i risultati. Negli ultimi 5 anni la Lega ha iniziato un processo di professionalizzazione, creato dipartimenti professionali (competizioni, editoriale, produzione, diritti tv, commerciale e marketing) ed i risultati si stanno iniziando a vedere: ad esempio, i ricavi commerciali sono raddoppiati rispetto al ciclo pre-covid e questa è la testimonianza di un calcio italiano che cresce e di una lega che lavora bene. E anche sportivamente, come vediamo costantemente nelle competizioni europee il cui ranking è il risultato, il calcio italiano funziona bene".